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Alla base della piramide

Da peso inutile a risorsa preziosa: come fondare lo sviluppo sulla parte debole del mondo e trasformare i poveri in imprenditori e consumatori consapevoli

di La redazione di Soldionline 9 giu 2008 ore 10:39

In economia, il termine bottom of the pyramid ovvero "base della piramide", indica in termini generali lo strato socio-economico più ampio ed allo stesso tempo più povero della popolazione. Più in particolare, ci si riferisce con quest'espressione a coloro che vivono, spesso in Paesi in via di sviluppo, con meno di 2 dollari al giorno.

Il primo a capire quale fosse il potenziale nascosto dell'umanità dimenticata e tenuta al di fuori del sistema economico tradizionale fu il Presidente americano Franklin D. Roosvelt, che nel 1932 durante una trasmissione radiofonica si espresse così: "These unhappy times call for the building of plans that rest upon the forgotten, the unorganized but the indispensable units of economic power...that build from the bottom up and not from the top down, that put their faith once more in the forgotten man at the bottom of the economic pyramid. (Questo periodo infelice invoca la necessità di avere dei piani di sviluppo che poggino sulle unità del potere economico dimenticate e disorganizzate, ma purtuttavia indispensabili... piani che devono essere determinati dal basso verso l'alto e non viceversa, ponendo maggiore fiducia verso gli umomini dimenticati che stanno alla base della piramide economica".

L'espressione ha raggiunto il grande pubblico, soprattutto nel mondo anglofono, con la pubblicazione nel 2004 da parte del consulente indiano K.C. Prahalad, del volume The Fortune at the Bottom of the Pyramid, Eradicating Poverty through Profits (La fortuna alla base della piramide. Combattere la povertà attraverso i profitti). L'idea che sottende il lavoro di Prahalad è la seguente: le stime parlano di 4 miliardi di persone al mondo che  vivono con meno d 2 dollari al giorno.

Ciò nonostante l'incessante lavoro delle Organizzazioni internazionali e non governative, che non sono ancora riuscite a sradicare la povertà dal pianeta in cui viviamo. Secondo l'autore, il sistema degli aiuti internazionali è chiaramente inceppato, a causa della percezione distorta che tutte queste Organizzazioni hanno dei "beneficiari" dei loro programmi di sviluppo. Costoro infatti, sempre secondo l'autore, non dovrebbero essere considerati delle vittime o dei pesi inutili per la società globale. Dovrebbero invece essere considerati delle risorse preziose, indispensabili alla crescita economica, come diceva Roosvelt decenni fa. I cosiddetti "poveri" dovrebbero essere considerati dei potenziali imprenditori e consumtori consapevoli, così da creare una crescita economica sostenibile su scala mondiale. Affinchè questo potenziale nascosto venga fatto emergere, le grandi aziende dovrebbero lavorare in stretto contatto con la società civile e con i governi locali, pensando a servizi "su misura" per quest'ampia fascia della popolazione mondiale sinora rimasta ai margini di qualsiasi servizio, fosse esso creditizio, formativo, educativo, sanitario e quan'altro. Nella visione di Prahalad, "i poveri di oggi, costituiscono la classe media di domani".

L'autore riporta casi di successo in cui il principio che sottende il suo lavoro è stato concretamente applicato. In primis, egli riporta esempi di successo legati all'erogazione di servizi di credito e quindi di microfinanza, che hanno spesso giocato un ruolo essenziale nel fornire a potenziali imprenditori il capitale iniziale per avviare delle attività proprie. Ma parla anche delle aziende che già hanno iniziato con successo a mettere in commercio prodotti "a misura di povero", come la Hindustan Lever che ha commercializzato con successo lo shampoo monodose, economico ed efficace in particolar modo con l'acqua fredda (spesso l'unica a disposizione dei più indigenti).

Il lavoro di Prahalad ha inaugurato un vivace dibattito. Il Professor Aneel Karnani, della Ross School dell'Università del Michingan, ha criticato l'enfasi posta sul ruolo dei poveri come consumatori quale fattore di spinta verso lo sviluppo economico, dichiarando che si tratta nella migliore delle ipotesi di una "illusione innocua" e di una "delusione potenzialmente molto pericolosa ". Secondo Karnani, l'unco modo per combattere la povertà è l'innalzamento del reddito di coloro che vivono alla base della piramide e per fare ciò questi ultimi non possono che essere considerati produttori ed imprenditori.

Il dibattito è ancora aperto.

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