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Tre test per Yellen

Leggendo con attenzione le dichiarazioni di Janet Yellen in conferenza stampa a margine della riunione FOMC noterete che ci sono tre test a cui la FED si è sottoposta con le decisioni di ieri. Tre test su crescita, mercati emergenti e recessione

di Redazione Soldionline 17 dic 2015 ore 09:24

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.     Il rimbalzone delle Borse.
La chiusura degli shorts prima della Fed spiega il movimento degli ultimi tre giorni: ma ciò che conta, ora, è vedere come chiuderà la settimana, ovvero nelle due sedute di oggi e domani, in cui tutto è possibile [importante per: equity , obbligazioni e valute (globale)].

2.     Tre test per Yellen. Leggendo con attenzione le dichiarazioni di Yellen in conferenza stampa noterete che ci sono tre test a cui la Fed si è sottoposta, con le decisioni di ieri. Primo test: Yellen dice che l’economia USA è in una fase di crescita robusta: proprio ieri però abbiamo registrato il calo della produzione industriale (-1,5% anno-su-anno) e anche il calo dell’indice Markit PMI ai minimi dal 2012. Yellen ha alzato perché ha fiducia nell’economia, oppure era costretta a farlo?  Il secondo test riguarda i Mercati Emergenti: Yellen afferma di avere anticipato nel modo dovuto il rialzo dei tassi: la reazione dei mercati confermerà questa affermazione? Ed infine il terzo test: Yellen dice che sarà utile avere più spazio di manovra sui tassi ufficiali per contrastare una eventuale prossima recessione o crisi. Qui la domanda è: farà in tempo? Ne parliamo anche nella terza sezione  [importante per: equity , obbligazioni e valute (globale)]

3.     Il futuro dei tasi ufficiali USA. Come vedete dal grafico sotto, la: i tassi ufficiali saliranno allo 1,5% il prossimo anno, e poi al 2,4% e al 3,3% nei due anni successivi. Il mercato però non ci crede, e prezza i Fed Funds oggi allo 0,75% per il 2016, mentre a 10 anni le obbligazioni del Tesoro rendono stamattina il 2,25% circa [importante per: equity , obbligazioni e valute (globale)]

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L’OPERATIVITA'
Portafoglio nel 2016: cinque regole pratiche. La quarta regola di questa settimana si lega direttamente alla riunione di ieri della Federal Reserve: in molti tra i nostri lettori conosceranno la frase dont’ fight the Fed che nell’ambito di Eurozona si è tradotto in un “fai tutto quello che dice Draghi”. Una frase che ha funzionato bene sia nel 2013, sia nel 2014, ma mai negli anni precedenti (dal 2007 al 2011) e mai durante il 2015. Sulla base di questa “regoletta”, tutte le Reti e tutte i private Banking vi dicevano a gennaio ed a febbraio di 1) aumentare l’esposizione azionaria; e 2) aumentare le obbligazioni ad alto rischio; ed infine 3) aumentare il dollaro USA. In tutti e tre i casi, sarebbe stato meglio non farlo: semplicemente le parole ma anche le scelte di politica monetaria di Draghi non hanno dato i risultati che queste Reti si aspettavano.  La regola per il 2016 che noi di Recce’d vi suggeriamo è quella di prendere con un pizzico (o forse un secchio) di sale le parole di tutte le Banche Centrali, perché è prevedibile dopo l’esperienza del 2015 che i mercati mostrino una sfiducia crescente verso le loro dichiarazioni, come abbiamo visto già in occasione della più recente riunione della BCE (grafico qui sotto)

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L'ANALISI
Obbligazioni e liquidità: un problema serio, un problema con cui abbiamo fatto i conti in passato.
Che cosa c’è se guardiamo avanti, oltre il primo rialzo dei tassi ufficiali? Il tema della settimana, per la nostra sezione L?analisi, avrà un ruolo anche nelle prossime scelte della Fed sui tassi ufficiali oltre che da disoccupazione, inflazione, eccetera. Dove è il punto di contatto, tra tassi ufficiali e liquidità dei mercati obbligazionari? Ne ha scritto, qualche giorno prima della riunione di ieri, il Wall Street Journal, ed in particolare il giornalista John Hilsenrath, spiegando che più della metà degli economisti delle banche di investimento si aspetta che i tassi ufficiali tornino a zero entro qualche anno.

Among 65 economists surveyed by The Wall Street Journal this month, not all of whom responded, more than half said it was somewhat or very likely the Fed's benchmark federal-funds rate would be back near zero within the next five years. Ten said the Fed might even push rates into negative territory, as the European Central Bank and others in Europe have done--meaning financial institutions have to pay to park their money with the central banks.

Ed anche il mercato oggi esprime attraverso i prezzi una aspettativa molto più prudente di quella ufficiale della Federal  Reserve sui tassi ufficiali:

Traders in futures markets see lower interest rates in coming years than the Fed projects in part because they attach some probability to a return to zero. In December 2016, for example, the Fed projects a 1.375% fed-funds rate. Futures markets put it at 0.76%.

Ed è opinione diffusa (questo è il punto che lega i due argomenti) che tra le ragioni di un ritorno accelerato ai tassi a zero ci sia proprio la dinamica dei prezzi sui mercati finanziari.

Among the risks to the economy are financial booms that could turn to busts. One is in commercial real estate. Another in junk bonds is already fizzling. Each of the past three expansions was accompanied by an asset price bust--residential real estate in 2007, tech stocks in 2001 and commercial real estate in the early 1990s.

Questa è, secondo il WSJ, oggi la maggiore preoccupazione del Board della Fed: non avere strumenti per contrastare la prossima crisi. Per questo si teme che la fase delle politiche “non convenzionali” non debba mai più finire.

Fed officials worry a great deal about the risk. The small gap between zero and where officials see rates going "might increase the frequency of episodes in which policy makers would not be able to reduce the federal-funds rate enough to promote a strong economic recovery...in the aftermath of negative shocks," they concluded at their October policy meeting, according to minutes of the meeting. In short, the age of unconventional monetary policy begun by the 2007-09 financial crisis might not be ending.

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