NAVIGA IL SITO

Stime di crescita: sembra tanto di rivedere il 2014

Il 2015 sembra quindi per molti aspetti il 2014: tra le principali differenze ci potrebbe essere però un ospite inatteso: l’inflazione.

di Redazione Soldionline 4 mag 2015 ore 09:22

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    La bolla è scoppiata?
Nel fine settimana, Bloomberg ha pubblicato un pezzo dal titolo: “First loss since 2013 begs questions: has euro-bond bubble burst?”: e senza dubbio questo sarò il primo dei due temi centrali di questa settimana, ovvero capire se la caduta dei prezzi delle obbligazioni che abbiamo visto la settimana scorsa è solo temporanea. Le implicazioni operative sono molto ampie, e ne parliamo con maggiore dettaglio nella seconda sezione (L’operatività) più avanti; nel weekend ne abbiamo parlato anche nel Blog [importante per: obbligazioni (Eurozona)]
2.    USA: tra GDP ed occupazione. Il secondo tema di questa settimana sarà l’occupazione negli Stati Uniti:da mercoledì inizieranno ad uscire i dati (il primo è il dato ADP). Attraverso questi numeri il mercato vuole capire sei il crollo del dato per la crescita del GDP nel primo trimestre 2015 si rifletterà in qualche modo anche sui dati per l’occupazione. Nei mesi e negli anni passati, le cose andavano in questo modo: che i dati deboli venivano letti in positivo dalla Borsa  e dai Treasuries, perché fornivano alla Fed una scusa per continuare a stampare moneta. Ma oggi non è più così: lo testimoniano le dichiarazioni che sono arrivate nel weekend. Two Federal Reserve officials, in the first comments by policy makers since their gathering earlier this week, said the central bank is ready to raise interest rates at any meeting as the economy picks up after a harsh winter. “All meetings are on the table” for the first rate rise in nine years, Cleveland Fed President Loretta Mester told reporters Friday after a speech in Philadelphia. John Williams, who heads the San Francisco Fed, said officials would be making judgments at each gathering based on the latest economic data”. Il problema immediato è il petrolio, che vuole dire inflazione, ma il problema principale potrebbe essere la dinamica dei salari. Ne parliamo nella sezione “Analisi” più avanti [importante per: equity ed obbligazioni (USA)]
3.    Anomalie e volatilità.   Il terzo tema della settimana che inizia oggi è “psicologico: da settimane, sui mercati abbiamo registrato una serie di anomalie, che vi abbiamo regolarmente messo in evidenza; ma l’ultima settimana ha fatto registrare il ritorno del petrolio ai massimi dell’anno, la prima discesa mensile degli indici di Borsa in Eurozona, il ritorno del Dow Jones sotto i valori di inizio anno: Non si può non vedere che stiamo entrando in una nuova fase [importante per: equity ed obbligazioni (globale)]
4.    Dati Europa, Cina e Brasile: allarme crescita? come avevamo già visto lo scorso anno, da aprile in avanti si sgonfiano ogni anno le aspettative di “ripresa”: il dato di venerdì per la manifattura USA ha deluso (grafico sotto), ma attenzione anche alla Cina, da cui stamattina è arrivato il PMI defnitivo per aprile della Banca HSBC, che scende a 48,9. Tra i dati macro, attenzione anche domani e giovedì ai PMI in Eurozona: i dati di venerdì scorso per le vendite al dettaglio in Germania, e per la spesa dei consumatori in Francia, non erano incoraggianti, e noi nei giorni precedenti avevamo dedicato a questo argomento un paio di titoli del nostro pezzo quotidiano. Ed infine, attenzione al Brasile, che la setimana scorsa, in controtendenza con il resto del mondo, ha alzato i tassi ufficiali al 13,5% [importante per: (equity ed obbligazioni (globale)].

ism

L'OPERATIVITA'
Dollaro USA: c’erano tutti i segnali.
I lettori più attenti ricorderanno che la nostra posizione sul dollaro contro euro è neutrale già da molte settimane: eravamo FLAT perché ci aspettavamo un recupero dell’euro, e restiamo ancora FLAT anche a 1,1300 perché secondo le nostre valutazioni questo recupero dell’euro non è finito qui. Ma i fatti delle ultime settimana ci hanno portato a rivedere non solo le posizioni sull’euro/dollaro. Nei nostri tre portafogli modello, abbiamo dovuto rivedere e rivalutare, nel weekend, sia le posizioni in obbligazioni (Sovrane e corporate di diversa qualità) sia quelle in valute diverse dal dollaro, come sterlina, canadese, australiano e yen giapponese. Ne parleremo nei prossimi quattro giorni in questa sezione dedicata all’operatività sul portafoglio (e potete contattarci attraverso il nostro sito). Lo spunto iniziale, per tutte queste operazioni, è però unico: “After 15 straight months of gains, investors in euro-area sovereign bonds got a wakeup call -- even with the central bank buying, markets can go both ways.” Questa frase, che è stata scritta da Bloomberg nel weekend, trova la sua concreta manifestazione nel grafico sotto: dove vedete che il Bund decennale tedesco oggi rende più di quanto rendeva il 23 gennaio (la riga blu scuro), dopo l’annuncio del QE da parte di Draghi. Il Btp è allo stesso livello di allora (la riga rossa), come anche il cambio tra euro e dollaro USA (la riga azzurra). Resta un solo segno del QE, oggi, ed è un rialzo del 7% dello Euro Stoxx 50 (la riga colore ocra). Insomma: dove è finito Draghi? Sui mercati non si vede più.

btp-eurusd-bund-decennale-tedesco


L'ANALISI
Sembra tanto di rivedere il 2014.
Come accade ogni anno, a gennaio molte banche di investimento suonano la fanfara della “ripresa globale”, spandendo ottimismo a piene mani. Poi più o meno ad aprile saltano fuori i primi dubbi: ed è puntuale anche quest’anno all’appuntamento l’onda delle revisioni al ribasso delle stime pubblicate appena tre mesi fa. Noi di Recce’d siamo sempre stati di una diversa visione, e lo abbiamo scritto in modo chiaro e ripetuto. Il 2015 sembra quindi per molti aspetti il 2014: tra le principali differenze ci potrebbe essere però un ospite inatteso: l’inflazione. I quotidiani italiani hanno dato molto spazio la settimana scorsa al dato per l’inflazione in l’Eurozona, che dopo qualche mese in negativo adesso è tornato in positivo. Molto più importante, però, è un dato USA della settimana scorsa, e precisamente il dato ECI, che è quello a cui la Fed attribuisce la maggiore importanza: perché? The ECI often is considered the best overall measure of labor costs because it includes other forms of compensation besides hourly pay (such as commissions) as well as benefit costs (which account for more than 30% of the total) … Also, the ECI is not distorted by shifts in the industry mix, unlike average hourly earnings.” Il consenso era per un aumento dello 0,6% nel primo trimestre, ma in realtà il dato è uscito +0,7% , il che, come vedete nel grafico qui sotto, elimina una anomalia degli ultimi anni e riporta il dato nel range dove stava tra il 2005 ed il 2006 (la linea rossa che è quella delle retribuzioni). Continuiamo domani.

il-dato-eci

recced

Tutte le ultime su: recced
Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.