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Restituire a Trump quanto ci ha fatto guadagnare?

In Usa le difficoltà della Casa Bianca fanno calare i mercati. Non è detto che la questione debba durare a lungo, con un’economia che funziona, però…

di Mario Elia 28 mar 2017 ore 09:35

Molto bene, cari lettori di Soldionline, rieccoci alle prese con la mutevolezza dei mercati e la conseguente variazione dell’umore personale degli investitori:

  • penultimo investimento, profitto otre il 10%;
  • ultimo investimento, perdita al - 4 % (il che va ascritto alla disattenzione dell’investitore, che non si è precipitato sullo stop e ne ha pagato le conseguenze: avebbe perso solo il 2,5%);
  • investimento in atto: siamo stati perplessi, perché il calo dei futures sull’S&P500 ci sembrava eccessivo, e ci aspettiamo un pullback proprio oggi. Nel caso, non rimproverateci…

Intanto, un’occhiata a Piazza Affari, che non fa mai male, con le fedeli medie mobili a 5 e 20 giorni, in totale disaccordo con altri indici mondiali:

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Ma considerate che, malgrado i detrattori, non stiamo operando in pura analisi tecnica, bensì in una sorta di tattica che tiene in conto di tante possibili variabili.

Esempio: l’investimento di ieri, con l’acquisto del certificate Bnp a 5,7 euro, poco ci convinceva, ma abbiamo dovuto piegarci alle regole predeterminate, e nessuno può predire se gli smacchi di Trump (Obamacare, etc…) sortiranno durevoli effetti.

Intanto diamo un’altra occhiata all’andamento dell’S&P500, nostra bussola di riferimento:

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Il quadro è piuttosto intricato e, per lo più, non tiene conto delle evoluzioni che si compongono mentre stiamo scrivendo. Il clima pare ribassista, ma non ci crediamo del tutto, perché l’economia Usa prospera e tutto il resto potrebbe non trattarsi di quelle prese di beneficio (noi scherozosamente le chiamiamo di maleficio) che fanno scendere i listini, rinunciano a profitti futuri.

In questo incerto clima, abbiamo chiesto ad Andrea Curti (Private Banker) e Fabio Donalisio (Market Analyst), un’opinione sui “beni-rifugio”. Li ringraziamo perché la trattazione sull’oro che segue è, per così dire, definitivo: oro, non un porto sicuro.

Stando a studi recenti, gli investitori europei si stanno precipitando ad acquistare il metallo prezioso in cerca di un “porto sicuro” che li protegga dall’incertezza generata dalle elezioni di quest’anno in Olanda (elezioni della scorsa settimana conclusasi con la vittoria del partito liberale olandese), Francia, Germania e, forse, in Italia. I flussi di fondi in entrata in prodotti quotati legati al prezzo dei lingotti si sono impennati in queste ultime settimane e molti prevedono grandi guadagni grazie a presunti “acquisti basati sulle paure” stando alla crescita dell’8,6% dello scorso anno. Ma prima di precipitarsi è corretto, come sempre d'altronde, fare un po’ di attenzione sulla tematica perché l’oro non è un porto sicuro, e non protegge nemmeno dalla negatività delle azioni, né dall’inflazione.

ORO, NON UN PORTO SICURO!

Per alcuni investitori l’oro è un “porto sicuro”, un rifugio dalla volatilità dei mercati azionari, e molti si lasciano abbindolare, specie nell’attuale contesto di timori euroscettici. Ma sbagliano. Per essere un vero porto sicuro, l’oro probabilmente dovrebbe essere costantemente correlato in modo relativamente negativo alle azioni, registrando rialzi quando le azioni calano e viceversa, oppure meno volatile delle azioni. Niente di tutto ciò è vero per l’oro.

Guardando infatti al coefficiente di correlazione tra i rendimenti mensili dell’oro e quelli dell’MSCI World da novembre 1973, quando il governo statunitense ha approvato gli scambi liberi dell’oro e creando così un mercato globale completo, vediamo che il coefficiente di correlazione (un coefficiente di correlazione misura statisticamente fino a che punto sono correlate due serie di numeri) tra azioni globali e oro è di 0,1 (un coefficiente di 1 significa che si muovono di pari passo, -1 significa che si muovono in modo del tutto opposto.). Non hanno praticamente nessun rapporto, quindi esistono poche prove storiche che l’oro vada bene quando le azioni calano, e viceversa.

Ad ulteriore conferma, l’oro è crollato insieme ai titoli nel mercato Orso dell'inizio degli anni ‘80 per poi risalire un po’ nel 1987 e nel 1990, o ancora l'oro è sceso durante il primo anno dopo lo scoppio della bolla tecnologica nel 2000. Nel 2008 chi investiva in oro si è trovato sulle montagne ruse e il metallo prezioso ha messo insieme risultati positivi pari a circa un calo di quasi il 30%.

E' PIU' VOLATILE DEI TITOLI

Nemmeno l’idea che il metallo prezioso sia un “porto sicuro”, con una bassa volatilità rispetto alle azioni, supera l’esame. L’oro presenta una maggiore deviazione standard rispetto alle azioni, quindi i suoi rendimenti deviano dalla loro media sul lungo termine più spesso rispetto ai titoli azionari. Ora, in teoria un attivo più volatile dovrebbe compensarvi con rendimenti più elevati, invece i rendimenti annui delle azioni superano di gran lunga quelli dell’oro. Da novembre 1973 l’indice MSCI World presenta rendimenti annui del 9.5%. E l’oro? 6,1%. Il metallo prezioso inoltre registra rendimenti positivi molto meno spesso rispetto alle azioni globali. Se è davvero un attivo stabile, un porto sicuro, allora perché il suo prezzo crolla più spesso rispetto a quello delle azioni su un periodo di tempo significativo? Perché è più volatile? Non ci pare che si tratti un porto veramente efficiente.

Ricordiamo infine che tutti i rendimenti dell’oro sono misurati in USD perché in generale le materie prime sono scambiate e definite in dollari statunitensi ... quando "preso dalla paura" l'investitore sceglie l'oro come forma di investimento, valuta anche sempre l'aspetto valutario?”

Infine, in tale caos finanziario, proponiamo ai lettori di SoldiOnline, dei quali soprattutto ci premono le indicazioni atte ad evitare possibili perdite (i guadagni vengono poi…), l’indice che segnala i timori degli opzionisti sull’S&P500, che non sono trascurabili:

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Dopotutto domani è un altro giorno, si vedrà… (Rossetta O’Hara in “Via col vento”)…

 

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