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Resta alta la tensione sull'obbligazionario

Il dato forte anche nella seduta di ieri resta il nervosismo delle obbligazioni, con il Treasury decennale al 2,15% e il Bund a 0,42%

di Redazione Soldionline 5 mag 2015 ore 09:14

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    Obbligazioni ad alta tensione.
Il dato forte anche nella seduta di ieri resta il nervosismo delle obbligazioni, con il Treasury decennale al 2,15% e il Bund a 0,42% (vedi anche la sezione finale, Analisi). Ricordiamo ancora che nello scorso fine settimana, Bloomberg ha pubblicato un pezzo dal titolo: “First loss since 2013 begs questions: has euro-bond bubble burst?”. Il rendimento del Bund ormai non solo supera quello del 22 gennaio scorso (Draghi e QE) ma si avvicina a quello di inizio anno, che come si vede dal grafico della terza sezione. In questo momento, chi è andato lungo di BTp decennale oppure di Bund decennale il 23 gennaio perde soldi. Molti portafogli istituzionali (assicurazioni in primis) soffrono queste minusvalenze, e questo potrebbe mettere in moto altre vendite.   [importante per: obbligazioni (globale)]

2.    Macro: oggi ISM dei servizi, domani ADP. Il tono dei dati macro di ieri è stato ancora una volta debole: grazie ad un aumento del 13,5% degli ordinativi per mezzi di trasporto, il dato USA per gli ordini all’industria è salito dello 2,1%; ma senza i trasporti il dato è invariato rispetto a marzo, quando era sceso dello 0,1%. Molto importante per i mercati il dato di oggi (indice ISM dei servizi). Ed attenzione anche ai dati PMI europei: quelli di ieri confermavano il calo del dato tedesco ed un dato francese sotto 50, domani vedremo poi il settore dei servizi [importante per: equity ed obbligazioni (globale)].

3.    Giovedì elezioni UK. Per ciò che riguarda le scelte di investimento, le Elezioni del Regno Unito potrebbero creare opportunità sia per entrare sulla sterlina sia per la parte breve della curva delle obbligazioni (Gilts). Il nostro suggerimento è di seguire da vicino [importante per: valuta ed obbligazioni(UK)].

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L'OPERATIVITA'
Dollaro USA: perché abbiamo “vinto la scommessa”. 
La nostra posizione FLAT sul dollaro ci permette di guardare a questa fase di debolezza come a una nuova opportunità, e non come perdita sul portafoglio. A nostro giudizio, però, rientrare adesso sul dollaro USA sarebbe prematuro: utilizziamo qui sotto l’analisi tecnica per fare vedere come, sulla base del metodo di Fibonacci, il dollaro abbia recuperato a 1,1266 il 38,2% del calo precedente, ma come sia in vista un obiettivo di 1,1764 pari al 61,8% del calo precedente, un obiettivo a nostro parere raggiungibile, anche visti gli indicatori MACD e RSI in basso nello stesso grafico. A questo punto, però, entrano in gioco i fattori “non tecnici” ma di altra natura, ovvero tutti quei fattori grazie ai quali abbiamo “vinto la scommessa” sul dollaro contro euro.  Ci dirà molto il dato di venerdì per le NFP (occupazione USA) e la reazione del Treasury decennale, ma ci dirà molto anche l’evoluzione dei dati in Eurozona (inflazione in particolare), mentre crediamo che la Fed sia al momento neutrale per il cambio. Per il momento restiamo FLAT: vediamo più rischio che opportunità di guadagno, oggi, in una posizione LONG USD contro euro.

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L'ANALISI
Sembra tanto di rivedere il 2014.  Dicevamo ieri che, come accade ormai ogni anno, passati i primi quattro mesi in cui l’industria tradizionale (fondi comuni e banche di investimento) spinge forte sul tema della “ripresa economica” che sarebbe dietro l’angolo, nel secondo trimestre di ogni anno arrivano poi le delusioni (guardate ad esempio il dato di ieri per il PMI in Cina ed il dato di ieri per gli ordini all’industria degli USA)- La differenza quest’anno la fa un’ospite che è arrivato inatteso: ovvero, il dubbio che possa riaffacciarsi l’inflazione. Ieri il nostro grafico vi ha mostrato il recupero del tasso di crescita dei salari negli USA, che è tornato al 2,5% annuo come nel periodo 20o4-2006. Oggi ci occupiamo di Eurozona:  dove solo tre mesi fa si agitava da più parti lo spettro della disinflazione, ma dove oggi si fanno i conti con un petrolio che non è più a 40$ ma è a 60$ e potrebbe, presto, recuperare 75$. Se questa previsione si avverasse, allora si dovrebbero rifare i conti di un’area economica, l’Eurozona, che è fortemente dipendente dalle importazioni di energia. C’è anche questo, nella debolezza del Bund decennale, il cui rendimento ieri ha sfiorato il livello di fine 20o4, come vedete nel grafico sotto. Proseguiremo domani.

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