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Regno Unito: ecco i primi segni di crisi post Brexit

Indici Pmi tutti in zona contrazione, mentre l’Eurozona sembra reggere meglio il colpo. Fare previsioni è sempre difficile, ma i primi dati post Brexit non sono positivi per il Regno Unito.

di Marco Delugan 25 lug 2016 ore 10:11

I primi segnali di crisi per il Regno Unito del dopo Brexit vengono dagli indici Pmi elaborati da Markit per il mese di luglio e resi pubblici venerdì 22. Dati che evidenziano un “drammatico deterioramento” dell’economia britannica nel periodo immediatamente successivo al referendum.

Quelle pubblicate venerdì sono le letture flash, che si fondano sull’elaborazione di circa l’85% dei questionari mandati alle imprese, i cui risultati potranno essere rivisti dalla versione finale dell’indagine.

Letture inferiori a 50 segnalano la contrazione dell’attività produttiva; mentre letture superiori a 50 ne segnalano l’espansione.

Ecco i punteggi relativi al mese di luglio:

1) Pmi Servizi: 47,4 punti, in giugno erano 52,3. Il dato di luglio è il minimo degli ultimi 87 mesi. Le attese degli analisti erano per 49,2.

2) Pmi Manifatturiero: 49,1 punti, il livello più basso degli ultimi 44 mesi. Le attese degli analisti erano per 50 punti.

3) Pmi Composite: 47,7 punti, in giugno erano 52,4. E’ minimo degli ultimi 87 mesi.

Come abbiamo visto sopra, i Pmi pubblicati venerdì sono nella loro versione Flash, e quindi parziali, ma siccome sono i primi del dopo Brexit rivestono una certa importanza. E sono tutti sotto quota 50.

Come si apprende da Will Martin di Businessinsider, Chris Williamson, capo economista di Markit, li ha commentati in questo modo.

Luglio ha visto un drammatico deterioramento nell’economia, con l’attività che è crollata al ritmo più veloce dal picco della crisi finanziaria di inizio 2009. La crisi, sia che si manifesti come cancellazione o diminuzione di ordini o di blocco di nuovi progetti, è stata attribuita in un modo o nell’altro alla Brexit.

Di seguito il grafico di Markit che mostra come la contrazione post Brexit sia stata veloce.

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Grafico tratto da Businessinsider

I dati non sono stati salutati positivamente dagli economisti, con Samuel Tombs di Pantheon Macroeconomics che ha dichiarato in una nota diffusa via email:

Il crollo del Pmi composto ai livelli più bassi dal mese di aprile del 2009 fornisce la prima evidenza che il Regno Unito sta entrando in crisi. Se il Pmi dovesse rimanere ai livelli di luglio anche in agosto e settembre, sarebbe coerente con un declino trimestrale del Pil dello 0,4% nel terzo trimestre.

Secondo Martin, “Lo shock alla fiducia derivante dall’uscita dalla UE potrebbe svanire nei prossimi mesi, ma la discesa dell’indice dei nuovi ordini a 46,2 da 53,0 fa pensare a una ulteriore discesa della produzione.

Sempre venerdì, i dati di Markit hanno detto che l’economia della eurozona sta mostrando una “resilienza sorprendente” alla Brexit, con gli indici Pmi che sono scesi un po’ in giugno, ma che hanno comunque superato le attese degli analisti che pensavano a un declino maggiore.

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