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Come andrà a finire (dopo il referendum) in Grecia?

Situazione mutevole. Difficile immaginare e valutare scenari futuri. Certo solo l'impegno della Bce e degli altri paesi europei per tutelare la stabilità finanziaria dell'Europa

di Redazione Soldionline 3 lug 2015 ore 15:26

Valentijn van Nieuwenhuijzen, Head of Multi-Asset, NN INvestment Partners

Apparentemente, la decisione presa dal Primo Ministro Tsipras diabbandonare i negoziati e di indire un referendum è in gran parte riconducibile a ragioni di politica interna, considerata la minaccia di spaccatura all’interno del partito Syriza su quanto il governo greco ha già concesso ai creditori. In secondo luogo, pur avendo ufficialmente ritirato la loro offerta, le Istituzioni hanno anche iniziato a cercare di influenzare gli elettori greci sulla votazione da esprimere nel referendum. Ciò dimostra chiaramente la volontà delle Istituzioni di mantenersi aperte a nuove possibilità di negoziati, sia con l’attuale governo che con un’eventuale nuova leadership, che dovesse affermarsi dopo una vittoria dei “Sì” domenica prossima. In caso di un esito più inquietante, che sancisca la vittoria dei “No”, non si ha alcuna chiara indicazione circa la reazione dei creditori.

DOVE ANDREMO A FINIRE?
La situazione attuale resta molto mutevole, ed è estremamente difficile valutare l’evoluzione di scenari futuri. Considerati i recenti sondaggi in Grecia e una prima interpretazione del contesto speculativo sui mercati, in questa fase è probabile che il referendum greco sancisca la vittoria dei “Sì”, cosa che dopo il prossimo fine settimana confermerebbe in teoria la volontà della Grecia di raggiungere un accordo con i creditori. Non è chiaro se ciò possa avvenire tramite un cambiamento di atteggiamento da parte dell’attuale governo, o con l’insediamento di un nuovo governo, anche se in un simile scenario la seconda ipotesi resta più probabile della prima.

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INCERTEZZA DI UNA VITTORIA DEL "Sì"
Uno dei fattori principali da monitorare è l’attribuzione da parte degli elettori della responsabilità per la drammatica situazione che ormai si è creata in Grecia.

Il governo Syriza ha accusato apertamente i creditori di questa situazione, ma resta il dubbio sul fatto che Tsipras riesca a convincere gli elettori di poter realisticamente offrire al popolo greco un futuro migliore, in termini di tenore di vita e prospettive occupazionali, senza un accordo.

Inoltre con gli elettori il governo greco sosterrà la tesi che la finalità del referendum sia l’accettazione di ulteriori misure di austerità, mentre l’opposizione greca e i creditori cercheranno di convincere l’elettorato greco che la votazione sancirà concretamente la permanenza della Grecia nell’Eurozona.

Se si considera l’atteggiamento del popolo greco negli ultimi giorni, sembra che in realtà ci sia poca fiducia nella capacità di Tsipras di garantire un futuro più radioso senza un accordo. Tuttavia le ultime due settimane sono state piene di colpi di scena e la credibilità della nostra tesi circa una vittoria dei “Sì” è ridotta.

LA RISPOSTA POLITICA DEI CREDITORI
L’altro fattore fondamentale è rappresentato dalla risposta politica dei creditori, in particolare della BCE. La Banca Centrale Europea ha ribadito di essere pronta a tutelare la stabilità finanziaria nell’Eurozona. Sono disponibili significative misure strategiche (linee di credito, misure anti-spread OMT, quantitative easing), per scongiurare l’eventuale contagio della tragica situazione greca ad altri mercati finanziari globali, soprattutto quelli dei paesi periferici europei. Inoltre recentemente la BCE ha adottato una maggiore flessibilità nell’utilizzo degli strumenti a propria disposizione, come ad esempio l’avvio del quantitative easing all’inizio dell’anno, mentre una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea (CGE) sul piano OMT facilita inoltre l’uso adeguato di questo piano di emergenza di acquisto di obbligazioni.

Se necessario, è probabile che i politici europei tutti insieme possano fornire un sostegno su vasta scala a tale scopo. Questo sostegno è pertanto fondamentale, poiché sembra ancora probabile che la BCE sarà reattiva piuttosto che proattiva, limitandosi ad annunciare ulteriori misure di politica monetaria, solo in caso di un significativo inasprimento delle condizioni finanziarie nell’Eurozona. Pertanto, i rimedi a disposizione della politica, e la volontà da parte della BCE di utilizzarli, sono di sostegno ai mercati e all’economia dell’Europa nel medio termine, ma non potranno evitare una forte volatilità sui mercati nel breve termine, sulla scia delle turbolenze politiche della Grecia.

AZIONI DA INTRAPRENDERE O DA VALUTARE
I mercati finanziari hanno reagito negativamente, tuttavia il panico non è giustificato. Dopo un’apertura inizialmente debole, con l’indice Eurostoxx 50 in calo del 5%, il mercato ha iniziato lentamente a recuperare. I medesimi trend sono riscontrabili sul mercato obbligazionario, dove la contrazione dello spread dei paesi periferici si limita a circa 30pb. L’euro ha anch’esso recuperato rispetto ai ribassi registrati nei confronti del dollaro. Ciò dimostra che gli investitori sono convinti che si possa ancora trovare una soluzione fattibile evitando l’uscita della Grecia dall’euro, ma anche che il contesto di politica monetaria (quantitative easing della BCE, OMT, prestiti ponte…) e quello relativo ai fondamentali sono abbastanza solidi per affrontare l’attuale situazione della Grecia.

In sintesi, i mercati hanno invertito la tendenza rispetto ai rialzi della scorsa settimana, ma non più di tanto. Le prospettive dei fondamentali sulla stabilità finanziaria in Europa, la ripresa della crescita globale e la probabilità di un accordo con la Grecia, che garantirebbe la permanenza di questo paese nell’Eurozona (a seguito di una vittoria dei “Sì”), restano in gran parte invariati.

Allo stesso tempo, l’incertezza politica e quella relativa alle politiche monetarie sono aumentate nel breve termine, così come la probabilità di un’uscita della Grecia dall’euro (pur restando al di sotto del 50% in questa fase). Ciò significa che ci si deve aspettare una forte volatilità giornaliera e settimanale sui mercati azionari e obbligazionari, ma non fornisce una chiara indicazione dell’orientamento dei mercati in vista del referendum greco.

Considerato che l’incertezza si protrarrà per almeno un’altra settimana, e che i mercati non hanno ancora registrato ribassi tali da offrire punti di ingresso interessanti, stiamo valutando un ridimensionamento tattico dell’esposizione azionaria attiva e del rischio obbligazionario. Inutile dire che continueremo a monitorare la situazione molto attentamente, restando pronti ad intervenire in caso di ulteriori imprevisti.

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