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Referendum e banche: ma che cosa c’entra?

Interpretazioni catastrofiche come quelle che circolano in queste ore sono forzate, ancora più forzate di quelle che a fine dello scorso giugno descrivevano le implicazioni del Referendum Brexit

di Valter Buffo 1 dic 2016 ore 08:54

Commento giornaliero di www.recce-d.com

Abbiamo letto, proprio ieri, sul Corriere della Sera, un uno dei (tantissimi) commenti al referendum con un taglio economico:

La prospettiva di una sconfitta del testo licenziato dal Parlamento ha già fatto salire a valori preoccupanti (170 punti base oggi) la differenza di costo fra titoli decennali del debito italiano e di quello tedesco. È un assaggio di quanto accadrà se la riforma sarà bocciata. Nulla di irrimediabile, abbiam passato ben altro nella nostra storia unitaria, certo supereremmo anche i violenti scossoni dei mercati finanziari che ad una vittoria del No seguirebbero. Salirebbe ancora, di molto, il costo di quel debito pubblico (2200 miliardi) che solo l’azione della Bce, duramente contestata in Germania, mantiene ancora entro limiti tollerabili per i nostri conti. Abbiamo già vissuto con lo spread oltre i 500 punti base; non è stato bello ma non siamo morti, possiamo farlo ancora, pur a prezzo di un ulteriore impoverimento del Paese. A ruota salirebbe il costo della provvista per le banche e quello del denaro per le imprese, aggravando la salute finanziaria di queste e il già pesante costo dei crediti dubbi per quelle. Seguirebbe una stretta creditizia: come prescrivere a chi ha l’influenza una notte in montagna d’inverno, all’aperto. Sarebbe allora inevitabile un aumento delle imposte, probabilmente indirette, la sperimentata tassa sulla povertà. Diverremmo, con tutta probabilità, anche ufficialmente il malato d’Europa; come tale saremmo assoggettati alla cura forzata che la medicina ufficiale europea propina in tali casi. ( …) il No al referendum strozza in culla la ripresina ora alle viste, ci fa ripiombare in recessione, il malcontento spinge al governo qualcuno che, per cacciare la «vecchia politica», apre la via all’autoritarismo.

 

italy6Recce’d non esprime alcuna opinione politica in merito al Referendum: ma per ciò che riguarda le implicazioni economiche di una vittoria di uno dei due schieramenti, siamo costretti a prendere una posizione: e allora dobbiamo, necessariamente, segnalare che interpretazioni catastrofiche come quelle descritte dal brano riportato sopra sono forzate, ancora più forzate di quelle che a fine dello scorso giugno descrivevano le implicazioni del Referendum Brexit. Il brano che leggete qui sopra collega fra loro fatti che fra loro c’entrano nulla, come la dimensione del debito pubblico ed il Referendum, lo spread contro la Germania ed il Referendum (a chi scrive è sfuggito il rialzo dei rendimenti in tutto il Pianeta), l’aumento delle imposte ed il Referendum. Sono frasi ad effetto, buttate là per creare un’impressione nel lettore: questa non è certo una “analisi delle conseguenze del Referendum”, perché nulla e nessuno ci può dire oggi che le conseguenze sarebbero queste, ed in ogni caso debito pubblico, tasse, ed anche le banche, non dipendono certo dalla vittoria del SI oppure del NO. Tutto invece dipende da ciò che succederà dopo: come fu per Brexit. Ed è possibile che dopo succeda... un bel nulla, proprio come fu poi per Brexit. Il che ha implicazioni che potenzialmente possono essere negative, certo, ma forse pure positive: forse, un po’ di movimento, e di cambiamento, nella situazione Italiana verrebbe visto con favore, anche all’estero. Dove, dobbiamo dirlo, le mosse del tipo Fondo Atlante non hanno convinto nessuno.

 

CONCLUSIONE   Recce’d vi segnala che la grande parte dei commenti e delle previsioni sulla reazione dei mercati al referendum hanno la medesima credibilità di quelle che tutti abbiamo letto a fine giugno 2016 dopo il Referendum Brexit. Anzi, in molti casi  risultano anche più forzate di quelle

 

calendario-referendum-italia

andamento-euro-bond-italia

 

Nel daily dedicato ai Clienti, The Morning Brief, di oggi 1 dicembre 2016, abbiamo trattato i seguenti temi:
1. OPEC: c’è l’accordo, ma non i nuovi massimi 2016 per il petrolio, almeno fino ad ora
2. Anche ieri dati molto forti per l’economia degli USA
3. Questa mattina il rendimento del decennale Treasury risale ai livelli massimi di questa fase
4. SEZIONE L'OPERATIVITA'  Finisce il 2016: la lezione più importante ci è arrivata proprio da Brexit
5. SEZIONE L'ANALISI   Il test più importante per il Presidente Trump? All’esterno, sicuramente il commercio internazionale

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