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Quotazioni Usa alla ricerca di una sintesi

Non è da escludere che i vecchi punti di riferimento come P/E e P/BV debbano essere rivisitati alla luce delle continue performance Usa. Ma forse no.

di Mario Elia 6 nov 2017 ore 10:33

Pare che il mondo proceda in base all’algoritmo filosofico tesi-antitesi-sintesi: per quanto pesante, oscuro e talora arrogante, il pensiero di Hegel è fondamentalmente ottimistico e il suo ben noto movimento dialettico porta a sintesi costruttive. Così in Marx e Schumpeter. Essendo la borsa uno dei primi riflessi dell’evoluzione sociale, non risulterebbe errato pensare che quella presente sia una fase di antitesi al crollo del 2007/2008 e che ci si muova verso un nuovo equilibrio, destinato poi a evolvere in una diversa forma.

Ma gli ennesimi record del Dow Jones e confratelli mettono in difficoltà la pacatezza di giudizio auspicata nello scorso incontro. Va detto che ormai quasi tutti gli osservatori avvertono quanto le attuali quotazioni siano davvero alte, ma ognuno continua a comprare e quasi nessuno ha iniziato a chiudere le posizioni o, meglio, a vendere allo scoperto i titoli che stanno offrendo uno spettacolo di indecorosa euforia.

Il più intuitivo indice finanziario, il cosiddetto Buffett Index, suona l’allarme, evidenziando che in Usa il rapporto fra capitalizzazione di borsa e Pil si sta senz’altro avventurando in una no man’s land.

Ma è forse bene tentare di ampliare la riflessione, perché, se indubbiamente le azioni appaiono sopravvalutate, occorre tenere presente che stiamo vivendo la quarta rivoluzione industriale e, come successe soprattutto per la prima (i salari reali si quadruplicarono in un secolo), può essere che diversi parametri di valutazione vadano profondamente rivisitati. Esempi? In un futuro robotizzato, il costo della mano d’opera inciderà meno sui bilanci. E la tassazione dovrà inevitabilmente includere i costi ambientali. Stiamo quindi vivendo in una fase allo stesso tempo minacciosa e stimolante, per cui nulla dovrà essere dato per scontato.

Intanto, si prenda atto che, al netto di ogni contraddizione, gli Usa registrano una disoccupazione del 4,1%, la più bassa e forse incomprimibile degli ultimi 17 anni.

 

ABOUT ITALY

Tralasciamo per una volta la tentazione di denunciare i vizi del Belpaese e ci addentriamo nel perimetro di Piazza Affari, che in settimana è progredito dell’1,5%:

indice-ftse-mib_3

Nella variegata proposta del Ftse Mib, abbiamo sempre seguito con estremo interesse la Campari S.p.A., avviatasi a Miano nel 1860 e nel tempo divenuta una leader mondiale del drink, con circa 2.500 dipendenti, 16 stabilimenti attivi e una distribuzione dei prodotti in quasi 200 paesi.

Il 2 gennaio quotava 2,52 euro e venerdì scorso ha chiuso a 6,86 euro.

 

 

Azienda

 

Cap. mln Euro

 

Roe

 

P/E

 

P/BV

 

Beta

 

Yield %

 

Roi

 

Campari

1.162 Valida

8,747 Basso

48,09 Già elevato

4,21 Elevato

0,4 Valido

0,66 Basso

10,3

Normale

 

A latere della capitalizzazione, che rappresenta il numero delle azioni in circolazione moltiplicato per il prezzo, occorre sempre tenere presente il flottante, ossia quante azioni siano effettivamente disponibili per il moto di compravendita. Nel caso in questione, il flottante ammonta a 447 milioni di euro, che permette di muoversi con una certa tranquillità.

Per completare l’esame, presentiamo il grafico degli ultimi 6 mesi, corredato dalle consuete medie mobili a 5 e 20 giorni:

 

grafico-quotazione-campari

Nonostante qualche incertezza, l’andamento risulta molto buono e SoldiOnline fornisce le ultime news, nel complesso sensibilmente positive.

 

UNO SGUARDO DAL PONTE

Andrea Curti (Private Banker) e Fabio Donalisio (Market Analist) commentano per noi le evoluzioni di tassi e tasse. Leggiamo la loro esposizione.

Dopo dieci anni, i tassi in Gran Bretagna tornano a salire su decisione della Bank of England e il costo del denaro passa dallo 0,25% allo 0,50%.

Ma i timori per la Brexit suggeriscono cautela sui prossimi aumenti, nonostante il dato puntuale sull’inflazione sia oggi al 3%.

La Banca d’Inghilterra ha deciso, quindi, di alzare i tassi di interesse ed è la prima volta che lo fa dal luglio 2007 e la ragione principale è quella di contenere l’inflazione arrivata ben oltre il target indicato dalla BoE al 2%. I timori per l’impatto della Brexit suggeriscono prudenza per il futuro: "… la politica monetaria continuerà a fornire significativo sostegno all’occupazione e l’attività economica nelle attuali circostanze eccezionali."

Oltreoceano, invece, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha nominato Jerome H. Powell nuovo presidente della Federal Reserve, la banca centrale statunitense. Powell è considerato un uomo pragmatico, ma secondo molti osservatori non ha la preparazione economica dei suoi predecessori. Negli ultimi anni ha collaborato con Yellen, il cui mandato a capo della Fed era stato generalmente apprezzato. Ci si aspetta che Powell, a cui sono attribuite posizioni politiche di centro, prosegua le politiche di Yellen, in un periodo di graduale crescita dell’economia statunitense.

A questo punto è lecito chiedersi se anche la BCE inizierà un analogo percorso di aumento dei tassi per riportare stabilità o meno, dopo che Fed già da un anno ha iniziato questo processo, che pare non essere affatto terminato.

Infine, lo stesso Donald Trump ha sollevato il sipario sull’ambizioso piano di riforma delle tasse americane: aliquote individuali semplificate e abbassate, anche se non troppo, per i redditi più elevati, che potrebbero pagare un'imposta solo leggermente inferiore all'attuale 39,6 per cento. Soprattutto, un'imposta aziendale tagliata al 20% dall'attuale 35%, un livello attaccato come il più punitivo e meno competitivo tra le grandi potenze economiche globali.

Ad ogni modo l’esito di questa vasta riforma fiscale negli Stati Uniti è ancora molto incerto.

LA DONCHIAN STRATEGY CHIUDE CON PROFITTO

Concluso il lungo trade rialzista con uno stop, martedì 31 siamo rientrati baldanzosamente in campo con una nuova entry long, essendo l’S&P500 in rialzo dello 0,10% a quota 2575,36 punti e il certificate a 9,56 euro. Il nuovo stop è fissato a 9,41 euro.

Ecco il grafico delle ultime 15 sedute:

immagine-medie-mobili-s-p-500_1

Per ora, tutto bene. L’indice Usa ha chiuso a 2.588 punti e il certificate a 9,65 euro, registrando un profitto provvisorio dello 0,96%.

 

FONDAMENTALMENTE

Continuiamo a detenere in portafoglio quattro particolari titoli:

 

Azienda

Settore

Data acquisto

Profitti/Perdite %

Mckesson

Biotecnologie

21.08.2017

- 7,23

Prima Industrie

Sistemi laser

21.08.2017

+ 14,33

Posco

Acciai

21.08.2017

+ 0,39

United Tchnologies

Meccanica avanzata

21.08.2017

+ 1,56

 

Nessun cambiamento importante e la performance media registra un incremento del 2,2625%, sempre oltre l’11% annuo. Il titolo in cui confidavamo maggiormente, Mckesson, è per ora impaludato in un fenomeno paradossale: i buoni dati trimestrali hanno generato un rialzo tale da muovere le prese di profitto.

 

SFERE DI CRISTALLO

In tanto ottimismo, l’indice Vix è sceso a 9,14 punti. Consultando i dati fino al gennaio 1990, non rinveniamo alcuna altra performance così rassicurante:

 

immagine-indice-vix_2

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