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Picco dei rendimenti dei Bund: un rischio per altri mercati?

Il forte incremento dei rendimenti delle obbligazioni tedesche accresce la volatilità e i rischi per la liquidità nel breve termine. Ciò sostiene il nostro giudizio paziente sulle azioni, e quello meno rialzista sulle obbligazioni high yield.

di Redazione Soldionline 29 mag 2015 ore 10:27

A cura di Joe Prendergast, Head of Financial Markets Analysis - Credit Suisse

Un mini-shock per il sistema

Il rialzo del rendimento dei Bund tedeschi del maggio 2015 è stato straordinario in base a qualsiasi standard. Il movimento in punti base è stato uno dei più consistenti in un periodo di quattro settimane di tipo rolling dall’avvio dell’Unione Monetaria Europea. Questo consistente incremento rappresenta un mini-shock per il sistema finanziario, che danneggia la fiducia nella liquidità di uno dei mercati più liquidi al mondo. Considerando solo questo parametro, ciò potrebbe determinare una certa riduzione dei rischi, poiché la liquidità è una delle fonti di maggior preoccupazione per i partecipanti al mercato in tutto il mondo. In secondo luogo, l’incremento del rendimento «privo di rischi» alza in alto l’ostacolo per la performance di altri strumenti di portafoglio più rischiosi, ancora di più a fronte di una crescita della volatilità. Si noti che la volatilità delle obbligazioni tende a essere un elemento anticipatore rispetto ad altri indicatori sulla volatilità di mercato. Il «taper tantrum» del 2013 è un chiaro esempio in tal senso.

lente_9La volatilità delle obbligazioni tende a essere un elemento anticipatore
Considerando i maggiori movimenti dei rendimenti dei Bund negli ultimi decenni sussistono delle prove che questi picchi hanno una certa rilevanza per altri mercati. Essi portano, ad esempio, almeno a una pausa sul mercato azionario, anche in presenza di un trend al rialzo. Analizzando i cinque principali picchi dei rendimenti dei Bund tedeschi dal 1990, il grafico mostra che l’indice azionario tedesco (DAX) ha registrato un andamento piatto/in ribasso, in media, tre mesi dopo il picco, e in tutti i momenti di osservazione, fuorché uno (nell’estate del 2001). In alternativa, dal 1999 si sono registrate sei occasioni in cui il rendimento dei Bund ha toccato un picco superiore allo 0,40% e il DAX era cresciuto più del 5% nei tre mesi precedenti: in cinque occasioni su sei, il DAX ha evidenziato per lo meno un consolidamento, e più spesso una correzione, nel trimestre successivo al rialzo dei rendimenti.

Rischi e premi di un rialzo dei rendimenti obbligazionari
Considerando quanto successo in passato, il notevole incremento dei rendimenti non dovrebbe essere ignorato. Gli asset rischiosi potrebbero essere sostenuti dalle banche centrali, ma ciò non escluderà momenti di volatilità, potenzialmente aggravati dall’illiquidità. Da una parte, ciò sostiene un giudizio meno favorevole per gli asset meno liquidi, che di recente hanno mostrato un’outperformance, come i titoli high yield, e supporta anche la nostra prudenza sul mercato azionario, dove le valutazioni sono generalmente alte, mentre gli indici di volatilità (azionaria) poco elevati segnalano una certa compiacenza degli investitori. D’altro canto, il rialzo dei rendimenti dei Bund potrebbe avere anche alcuni effetti collaterali positivi, come un leggero ampliamento degli spread tra EUR e CHF, che potrebbe contribuire a limitare ulteriormente il rischio al ribasso per il cambio EUR/CHF, e di contro a generare un’outperformance relativa delle azioni elvetiche.

DAX, prima e dopo i cinque principali picchi dei rendimenti dei Bund dal 1990
I dati riassumono quando osservabile generalmente dopo consistenti movimenti dei rendimenti tedeschi. Emerge come la performance dei mercati azionari (impiegando come benchmark il DAX) tenda a essere da piatta a negativa nei mesi immediatamente successivi a un picco dei rendimenti.

dax-prima-e-dopo-i-cinque-principali-picchi-dei-rendimenti-dei-bund-dal-1990

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