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Mercati, quando arriva lo sboom?

Nel mondo degli investimenti c’è attesa sulla possibile conclusione del lungo andamento rialzista, ma anche oggi il Cme di Chicago è solidamente impostato a + 11,80 punti.

di Redazione Soldionline 11 set 2017 ore 12:37

Come sappiamo, quasi tutte le borse hanno corso molto e nell’aria c’è il timore di un ritracciamento, fatto che non sarebbe del tutto negativo, perché l’economia reale si riavvicinerebbe alla finanza, che ha pericolosamente preso il largo. Tutto ciò, naturalmente, se abbiamo provveduto a chiudere le posizioni rialziste o, almeno, se siamo pronti ad effettuare l’exit non appena lo scricchiolio dei mercati diventa più concreto.

Per ora, sempre da Oriente ad Occidente, la situazione dell’ultima ottava segnala Tokyo a – 2,11%, Singapore a – 1,02%, Francoforte a + 1,33%, Milano a – 0,34%, il Nasdaq Composite a – 0,65% e il Dow Jones a – 0,86%. Gli assi di equilibrio sono questi:

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Leggere inclinazioni, chi in senso long, chi in senso short. Non sta prevalendo né il Toro né l’Orso e l’andamento globale è laterale e, quindi, la platea degli investitori è piuttosto confusa.

 

ABOUT ITALY

Vediamo più in particolare il Ftse Mib nelle sue escursioni semestrali con le brave medie mobili a tentare di indicare il percorso virtuoso:

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Sembrerebbe impostato al rialzo, ma com’è noto l’analisi tecnica fa quello che può, come del resto quella fondamentale, e nell’ultimo periodo almeno due picchi negativi inducono alla diffidenza. Inoltre, la trasparenza non è poi il fiore all’occhiello, se analizziamo quanto accaduto alla Ferrari, che in settimana ha perduto di colpo all’incirca il 7%, ciò per via del fatto che la banca d’investimento Usa Morgan Stanley si è improvvisamente accorta che il titolo era sopravvalutato e l’ha portato da overweight a underweight, con target price ridotto a 83,75 euro.

 

UNO SGUARDO DAL PONTE

Sulla sempre complessa scelta per gli investimenti, abbiamo sentito il parere degli esperti Andrea Curti (Private Banker) e Fabio Donalisio (Market Analist).

D: Alcuni dei Paesi economicamente forti registrano una debolezza della propria valuta rispetto all’euro, e stiamo pensando a dollaro Usa e a sterlina britannica. Questa tendenza può seriamente danneggiare l’economia Ue, Germania a parte?

Avere una valuta più forte per un Paese significa aver maggiore difficoltà nelle esportazioni rispetto al periodo precedente, ma per contro lo stesso è favorito nelle importazioni qualora non si tratti di un Paese ricco di materie prime conosciuto in campo economico come un "Emerging Market"; sotto questo punto di vista abbiamo un'Europa che è quindi favorita nelle importazioni dai Paesi BRICS, ma sfavorita nelle esportazioni; Draghi (presidente BCE) sotto questo punto di vista non fa nulla per indebolire l'euro e favorire le esportazioni di tutti quanti i Paesi Europei. Ad ogni modo, non ci sentiamo di escludere alcun Paese, nemmeno la Germania che posizioniamo in testa in tema di esposizione ai movimenti della valuta Euro, essendo un'economia fortemente focalizzata sulle esportazioni e con un DAX (l'indice di riferimento borsistico) che molte volte vediamo fortemente replicare l'andamento dell'Euro stesso contro le altre valute globali.

D: Quasi tutti i principali mercati azionari, Nikkei compreso, sono saliti parecchio e il rapporto P/E inizia ad essere elevato. Chi è esposto in azioni ha motivo di preoccuparsi e dovrebbe addirittura modificare le posizioni?

Ricordiamo con piacere che le azioni in generale si muovono sulle aspettative dei dividendi; detto questo notiamo che a livello Macroeconomico la ripresa è presente in tutte quante le aree economiche più importanti (chi più e chi meno); le aziende, a rigor di logica, dovrebbero incrementare i loro fatturati e di conseguenza, dovrebbero avere una visione di aumento del rispettivo dividendo. Per concludere rimaniamo quindi dell'idea che solo nel momento in cui si vedrà una situazione di rallentamento Macroeconomico Mondiale, allora sarà plausibile un'idea forte su una possibile situazione di rintracciamento dell'azionario.

D: In tutto il mondo i rendimenti obbligazionari, tradizionalmente preferiti dai risparmiatori, scendono. Per ottenere cedole migliori vale la pena di accettare il rischio di emittenti con rating più basso?

I rendimenti obbligazionari sono ai minimi storici di tutti i tempi in quanto non sono stati parecchio "drogati" dalle rispettive Banche Centrali; inoltre stiamo notando che diverse realtà che un tempo venivano considerate "sicure" ora iniziano a “poter fallire", come nel caso delle banche nel nostro Paese; riteniamo, quindi, che tutti coloro che vogliono ottenere gli stessi rendimenti passati nell'obbligazionario devono certamente aumentare il loro rischio selezionando obbligazioni nel Corporate e nell' High Yield ma ricordando sempre che non essendoci "Pasti gratuiti in Finanza" c'è da tener conto sempre di una possibile insolvenza dell'emittente.

D: L’investitore medio è in grado di districarsi nella complessa e diversificata offerta di bond?

L'obbligazionario è un mondo molto ampio e complesso e quindi occorre una certa preparazione per muoversi all'interno, e la dimestichezza con questi strumenti finanziari richiede mesi di applicazione e di studio perché ci sono diverse incognite da valutare prima di fare una scelta nel comparto, quali ad esempio la durata, la rischiosità dell'emittente, la cedola riconosciuta, l'eventualità di un rimborso prima della scadenza, il taglio minimo e la valuta di denominazione.

D: Con agosto è finito un mese di discreta volatilità e ridotti volumi. Cosa vi aspettate, da qui alla fine dell’anno?

In finanza esiste un famoso detto "Sell in May and Go Away"; in breve, tale espressione inglese indica di rimanere liquidi nel periodo estivo proprio a causa degli scarsi volumi e scambi ridotti che potrebbero generare particolare volatilità; ad ogni modo, questo periodo ce lo siamo lasciati alle spalle e quindi grazie ad un pochino di volatilità si può entrare ora in un mercato a sconto e andare eventualmente ad esporsi su quei titoli azionari che potrebbero presentare dati e relazioni semestrali imminenti davvero positive.

DONCHIAN STATEGY

Subito con il grafico delle medie mobili ispirato dal Maestro di Hartford:

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La precedente decisione di entrare al ribasso ha portato a una perdita del 2,5%, giacché in Usa ancora non sono convinti che le azioni dovranno scendere.

Venerdì 1, fedeli alle indicazioni di Richard Donchian, siamo entrati al rialzo con l’S&P500 a 2.477 punti e il certificate long a 8,45 euro, con stop a 8,24 euro.

Venerdì 8 l’S&P500 ha chiuso a 2.462 punti e il certificate long è anch’esso sceso a 8,35 euro (- 1,18%). Siamo incamminati per una strada tecnicamente incerta, ma staremo disciplinatamente a vedere l’evoluzione della corrente settimana.

Come funzionano il mercato Toro e quello Orso (Helder).

 

FONDAMENTALMENTE

Come ormai è noto, operiamo sia al rialzo che al ribasso e sia seguendo i dettami della disciplina tecnica che di quella fondamentale. Relativamente a quest’ultima, dalla terza decade di agosto siamo esposti sulla sudcoreana Posco (acciaierie, ora a + 2,13%), sull’italiana Prima Industrie (sistemi laser, ora a + 8,16%), sulle statunitensi Mckesson (prodotti sanitari, ora a + 5,80%) e United Technologies (meccanica avanzata, ora a – 8,10). Gli investimenti sono di eguale importo, e nell’ottava conclusasi il rendimento medio è calato da + 4,6825% a 1,9975% (al lordo di commissioni e plusvalenze) per via della forte flessione di United Technologies. Tutto è sulle ginocchia di Giove...

 

LE SFERE DI CRISTALLO

Non dicono l’ultima parola, ma si basano sulle effettive operazioni in opzioni e futures quotati al Cme di Chicago e incentrati sull’S&P500, che resta il riferimento borsistico mondiale.

Vediamo che dicono gli opzionisti:

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Mancano chiari segnali e da venerdì 1 settembre l’indice Vix è passato dai 10,13 punti ai 12,12 punti di venerdì 8 settembre, registrando qualche tenue timore in più.

Per chi si è esposto in futures la situazione non è molto diversa:

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La prima linea dall’alto segnala, fra le varie scadenze, che il sentiment per dicembre 2021 è sceso da 2.587 a 2.583 punti. Poco, ma indicativo del clima che si sta respirando.

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