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Riforma fiscale USA: quali gli effetti sui mercati

Nei giorni scorsi è arrivato l'ok dal Senato alla riforma fiscale di Donald Trump, che punta a ridurre la tassazione sulle imprese dal 35 al 20 percento circa

di Redazione Soldionline 7 dic 2017 ore 14:05

Nei giorni scorsi è arrivato l'ok dal Senato alla tanto discussa riforma fiscale di Donald Trump, che  punta a ridurre la tassazione sulle imprese dal 35 al 20 percento circa. Questo accadimento avrà molti effetti - si stima positivi - sui mercati azionari.

Il testo finale della riforma è atteso entre fine anno. Nel frattempo l'ufficio studi di Marzotto Sim ha messo sotto la lente le manovre, valutandone le conseguenze.

Ecco lo studio della Sim milanese:

 

Venerdì notte, dopo un’intensa seduta della durata di undici ore, il senato americano ha approvato (51 a 49) la tanto agognata riforma fiscale che punta a ridurre la tassazione sulle imprese dal 35 al 20 percento circa. Il prossimo passo sarà conciliare il testo appena passato al senato con la riforma approvata precedentemente dalla camera, che prevede anch’essa un taglio di 15 punti percentuali sulla corporate tax. Il Congresso dovrebbe comunque riuscire a presentare entro fine anno il testo finale della riforma al presidente Trump. Se portata a termine, questa riforma solleverebbe l’amministrazione repubblicana da una serie di importanti fallimenti legislativi tra cui la mancata abolizione dell’Obamacare - uno dei punti principali dell’agenda Trump.

 

trump_4Da un punto di vista economico si stima che la riforma fiscale dovrebbe aumentare il PIL in media dello 0,8% nei prossimi 10 anni, portando di conseguenza un aumento del gettito fiscale che però difficilmente compenserà una riduzione così drastica dell’aliquota. Si prevede infatti che la riforma aumenti il deficit di almeno USD 1tn in un decennio.

 

Diversamente, l’effetto sugli investimenti è più incerto: come si può intuire dalle ultime reporting season le casse di molte aziende americane hanno già ampiamente beneficiato del ciclo economico. Pertanto, è difficile immaginare che aziende con molta liquidità a disposizione aumentino ulteriormente gli investimenti a fronte di un taglio delle tasse. E’ più probabile, invece, che il management di queste aziende preferisca distribuire parte della cassa agli investitori, attraverso (ulteriori) buybacks o dividendi più consistenti, soprattutto se le opportunità d’investimento rimangono costanti.

 

La riforma di conseguenza è molto positiva per il mercato azionario statunitense, ed in particolare per le aziende molto esposte all’economia interna, quindi medium e small caps. Inoltre, la manovra (fortemente espansiva) probabilmente guiderà la Fed ad aumentare i tassi con una velocità maggiore del previsto (seppur molto lentamente e gradualmente), spingendo al ribasso i prezzi del mercato obbligazionario e sostenendo il dollaro. Ad ogni modo, la riforma approvata senza Border Adjustment Tax dovrebbe limitare l’apprezzamento del dollaro – aumentando di fatto l’offerta di dollari sui mercati globali.

 

Infine, c’è da considerare che questa riforma ha una valenza politica molto significativa e dovrebbe aiutare l’amministrazione Trump ad arrivare intatta alle mid-term elections. In effetti, l’approvazione della riforma diminuisce anche le chances di impeachment, il quale è di fatto più un processo politico che giudiziario. Il risultato delle mid-term elections resta però incerto, specialmente in considerazione degli effetti che la riforma potrebbe avere sulla classe media.

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