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L’eterna lotta fra reflazione ed deflazione…

...in fondo, non così dissimile dalla lotta fra bene e male, fra Destra e Sinistra, fra Juventus e Milan, fra Brexit e Bremain e fra trumpisti e clintoniani (che non sono umanoidi extraterrestri, beninteso)

di Gaetano Evangelista 17 lug 2017 ore 10:28

…in fondo, non così dissimile dalla lotta fra bene e male, fra Destra e Sinistra, fra Juventus e Milan, fra Brexit e Bremain e fra trumpisti e clintoniani (che non sono umanoidi extraterrestri, beninteso).
La disputa sarebbe noiosa se non fosse che, da un anno e mezzo a questa parte, il processo reflattivo in atto ha arriso agli investitori sul mercato azionario, penalizzando relativamente chi ha puntato prevalentemente sul reddito fisso. Il G20 di Shanghai ha comportato di fatto una tregua fra Cina e resto del mondo, con Pechino che ha cessato di svalutare il cambio, inviando temibili impulsi deflazionistici al resto del mondo; favorendo la ripartenza delle attività di rischio.
Un modo molto efficace di raffigurare questa eterna lotta, consiste nel rapportare l’indice che da più di un secolo raffigura gli investimenti finanziari – il Dow Jones – all’asset che meglio d’altri incarna i beni fisici, tangibili, eterni: l’oro.

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Lo scontro fra “carta” e beni reali finora ha premiato chi ha puntato sulla prima. Per la verità dalla fine del 2016 in poi si è verificato un certo stallo; un equilibrio, che ad un certo punto ha assunto le sembianze di un “doppio massimo”.
Ma è novità di questi ultimi giorni: il Dow/Gold ratio sembra aver rotto verso l’alto. La rottura è davvero di misura, e occorrerebbe muoversi con i piedi di piombo; ma, se il breakout fosse confermato, esso suggerirebbe un nuovo capitolo di questa tendenza in essere ormai da quasi sei anni, che ha visto arridere gli investimenti azionari rispetto a quel «barbarico relitto del passato».
Il riferimento a sei anni fa, cioè al 2011, non è casuale: perché, secondo alcuni studiosi, il bull market secolare non è ripartito nel 2009; ma appunto due anni dopo, sul finire del 2011. Quando è terminato il bear market secolare, ed è ripartito il mercato Toro, espresso in termini reali.
Quale infatti migliore manifestazione del valore reale del mercato, che rapportarne la quotazione al prezzo dell’oro?

 

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Se questa prospettiva fosse accolta, ne conseguirebbe che l’anzianità del corrente bull market – il secondo più anziano della storia ultracentenaria del Dow Jones – sarebbe non così estrema: a meno di sei anni di vita, gli investitori hanno visto rialzi più duraturi.
Merito della borsa o colpa dell’oro? Resta da stabilirsi. Ad ogni modo, fino a quando il Dow/Gold ratio punterà verso l’alto, la questione sarà di secondaria rilevanza…

 

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