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Il vero problema dell’economia Usa (secondo Warren Buffett)

La crescita dell’economia e dei mercati finanziari dura quasi ininterrotta da più di otto anni, ma non tutti ne hanno beneficiato allo stesso modo. Anzi, i più ricchi hanno guadagnato davvero troppo.

di Marco Delugan 29 giu 2017 ore 15:18

Dal 2009, l’anno che ha seguito una delle crisi peggiori della storia del mondo occidentale, l’economia Usa cresce. Ma non sempre a ritmi sostenuti. Certo, non è possibile correre sempre al massimo, ma dalla fine del 2014 solo tre volte il dato trimestrale ha superato significativamente il 2%.

E le previsioni – come ad esempio quelle che derivano dalla lettura del Leading Economic Indicator – sono che il tenore della crescita Usa non si discosterà molto da questo livello.

Molti, negli Stati Uniti, a partire dal Presidente Trump, vorrebbero un tasso di crescita più alto. E molti altri si chiedono se crescere più velocemente sia possibile.

I fattori che determinano l’andamento dell’economia di un grande paese sono sempre molti, e le relazioni tra loro definiscono sistemi spesso complessi. E’ quindi difficile rispondere a questa domanda.

Ma è inevitabile provarci. E lo ha fatto anche Warren Buffett, con la sua consueta chiarezza e semplicità durante un’intervista rilasciata a Judy Woodruff di PBS Newshour. Se avete tempo, guardatela, perché è davvero molto interessante.





Warren Buffett è co-fondatore e CEO della Berkshire Hathaway, ha 86 anni ed è il secondo uomo più ricco al mondo. Oltre ad essere considerato il più grande investitore vivente. E’ nato a Omaha, nel Nebraska, dove ancora desso vive. Anche per questo viene spesso chiamato l’oracolo di Omaha.

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Buffett non crede che l’economia Usa possa crescere stabilmente a tassi significativamente superiori al 2%, ma ritiene anche che il 2% sia un ottimo tasso di crescita per una economia già così ricca come quella degli Stati Uniti.

Tra gli altri temi emersi nell’intervista, ci sono il tasso di partecipazione alla forza lavoro, l’aumento della disuguaglianza e la riforma del sistema sanitario pubblico.

Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è da tempo ai minimi degli ultimi 40 anni. E questo nonostante il fatto che il tasso di disoccupazione sia sceso al 4,3%.

Secondo Buffett, uno dei fattori che hanno portato a tutto questo è la velocità dello sviluppo tecnologico, e la conseguente difficoltà di mantenerne il passo. Perché spesso la riqualificazione professione non si muove allo stesso ritmo. Ma la società non può permettersi di lasciare da parte questi lavoratori.

Ma il vero problema dell’economia Usa è che non tutti hanno beneficiato allo stesso modo della crescita economica e dei mercati finanziari che sta durando da più di 8 anni. Anzi, il problema è che i più ricchi ne hanno beneficiato in maniera sproporzionatamente superiore a quella degli altri cittadini Usa.

Buffett ha anche parlato del sistema sanitario. Secondo l’oracolo di Omaha gli Stati Uniti dovrebbero sperimentare una qualche forma di single-payer system. E cioè un sistema sanitario in cui lo Stato, finanziato dalle imposte, copre i costi di assistenza sanitaria di base per tutti i residenti, indipendentemente dal reddito, dall'occupazione o dal suo stato di salute. Attualmente gli Stati Uniti hanno un sistema misto con un attore pubblico accanto ad attori privati.

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