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Il ricongiungimento monetario

L'inflazione è sempre e comunque un fenomeno monetario, ammoniva Milton Friedman dalla sua cattedra di Chicago. E pensiamo che, in una certa misura, egli abbia avuto ragione.

di Gaetano Evangelista 22 mar 2017 ore 15:00

L'inflazione è sempre e comunque un fenomeno monetario, ammoniva Milton Friedman dalla sua cattedra di Chicago. E pensiamo che, in una certa misura, egli abbia avuto ragione. Perché storicamente inflazione e moneta vanno a braccetto. Non che la prima spieghi interamente la seconda; ma esaminando gli aggregati monetari, possiamo prevedere l'evoluzione dei prezzi al consumo.
Partiamo dal concetto di moltiplicatore monetario: che non è altro che il rapporto fra la moneta in circolazione e la base monetaria generata dalla banca centrale. Nella figura in basso, il moltiplicatore degli Stati Uniti è ottenuto come rapporto fra M2 e la base monetaria calcolata dalla Fed di St. Louis.

 

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Come si può notare, il moltiplicatore ha subito un crollo, dopo il fallimento di Lehman del 2008. Lo stimolo monetario si è propagato con sempre maggiore difficoltà, dalla banca centrale al sistema. Banalizzando, se ad inizio 2008 per un dollaro "stampato" dalla Fed il sistema creditizio produceva quasi 9 dollari di circolante; negli anni successivi il rapporto è crollato a meno di 3 volte. Un bel problema, per le autorità monetarie; che contribuisce a spiegare perché l'inflazione sia rimasta per tutti questi anni doma.
Ma negli anni più recenti il moltiplicatore si è risvegliato. Lungi dal raggiungere livelli stratosferici, il moltiplicatore negli USA si attesta ora a 3.5 volte. Giova esaminare questo dato in termini relativi: onde poterlo confrontare con l'inflazione; che dopotutto, è la variazione annuale del valore di un paniere di beni e servizi.

 

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È evidente la correlazione fra il CPI americano (linea rossa, scala di sinistra) e la variazione annuale del moltiplicatore (linea celeste, scala di destra). Con l'inflazione che si è discostata dal percorso ottimale fra il 2014 e il 2015, salvo recuperare nei due anni successivi il terreno perduto.
L'aspetto intrigante è che mentre la variazione annuale dei prezzi al consumo punta risolutamente verso l'alto; la variazione annuale del moltiplicatore monetario ha svoltato ora verso il basso. Un ricongiungimento è imminente. Dopodiché l'inflazione potrà cessare di crescere, per adeguarsi alla crescita della moneta.
Se l'inflazione toccasse un picco in questo primo semestre, a ben vedere una accentuata aggressività sul fronte della normalizzazione monetaria, da parte del FOMC, rischierebbe di essere controproducente.
A giudicare dall’andamento del mercato valutario, si direbbe che gli investitori abbiano mangiato la foglia: addirittura tre aumenti dei tassi?! Improbabile, e c’è chi comincia a vendere con convinzione dollari, anticipando uno scenario meno restrittivo di quanto preventivato.

A cura di Gaetano Evangelista (www.ageitalia.net e www.smartTrading.it)

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