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I segnali di rallentamento dell'economia globale

Nel mese di luglio, distratti dai titoloni sulla Grecia, molti hanno trascurato i crescenti segnali di rallentamento dell’economia globale: segnali che hanno avuto però un forte impatto sui mercati

di Redazione Soldionline 27 lug 2015 ore 09:26

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    E’ cambiato lo scenario.
Nel mese di luglio, distratti dai titoloni sulla Grecia, molti hanno trascurato i crescenti segnali di rallentamento dell’economia globale: segnali che hanno avuto però un forte impatto sui mercati, dove registriamo la caduta dei prezzi delle materie prime, delle valute Emergenti e dei tassi a medio e lungo termine. Per questo la settimana scorsa è stata quella più negativa del 2015 per l’indice MSCI delle Borse globali. Nel weekend, poi, si sono aggiunte le previsioni della Fed: una “fuga di notizie” che lascia molti dubbi alla maggioranza degli operatori. Queste revisioni delle stime mostrano uno scenario diverso, se non opposto, a quello che a gennaio ci veniva raccontato: la Fed parla di crescita USA allo 1,5% quest’anno ed allo 1,8% nel 2016. L’impatto sui mercati sarebbe violento: con questi tassi di crescita del GDP, il P/E di mercato calcolato sugli utili dei prossimi 12 mesi (NTM) invece di scendere a 17 come oggi ci dicono gli analisti salirebbe a 22-23 [importante per:  valute ed obbligazioni (globale)]
2.    Fed di mercoledì. Nonostante questo, il mercato oggi sconta un rialzo dei tassi USA già a settembre: la Federal Reserve, come vi abbiamo segnalato più di una volta, ha da tempo deciso di recuperare maggiori margini di manovra sui tassi ufficiali, anche a costo di provocare un rallentamento dell’economia reale [importante per:  valute ed obbligazioni (globale)]
3.    Macro e micro: i dati della settimana. Ancora utili trimestrali di grande impatto sui mercati, in settimana: e non solo dagli USA. In Europa si è avviata la settimana scorsa la stagione delle trimestrali, ed ha già avuto un impatto visibile sui prezzi: pochi minuti fa, alle 7 in Europa, UBS ha pubblicato i risultati trimestrali, in linea con quelli di Credit Suisse la settimana scorsa. La seguiremo ogni giorni di questa settimana nella sezione che segue (L’operatività). Quanto agli USA, in settimana vedremo i grossi nomi del settore petrolifero, poi per i Tech avremo Faceook e Twitter, il colosso Procter & Gamble per i beni di consumo, e Du Pont per il settore industriale, tra gli altri. Sul fronte dei dati macro, oltre alla già citata riunione della Fed avremo dalla Germania l’indice IFO stamattina, i prezzi al consumo giovedì (con la fiducia in Eurozona) e le vendite al dettaglio giovedì; ancora dagli USA avremo i beni durevoli oggi   USA e poi il dato per il GDP (Q2) giovedì prossimo; i dati più importanti però saranno quelli del Giappone, dopo il duro richiamo del FMI di giovedì scorso: vedremo giovedì mattina la produzione industriale e venerdì mattina l’inflazione e l’occupazione [importante per:  valute ed obbligazioni (globale)]


L’OPERATIVITA'
Utili Eurozona: aspettative sostenibili?
  Leggiamo quasi ogni giorno della notevole ripresa degli utili in Eurozona nei prossimi mesi. Tutte le banche di investimento, a cominciare da Goldman Sachs (la settimana scorsa) consigliano di preferire l’azionario europeo. La stagione delle trimestrali, che si è aperta la settimana scorsa, ci darà, in questo senso, elementi di valutazione concreti: e va detto che i primi nomi importanti, da Unilever a AMSL, fino alla stessa Daimler, non hanno confermato le altissime aspettative create dal coro unanime delle banche di investimento. Come ci spieghiamo questa unanimità di giudizi positivi? Una possibile spiegazione è che una attenta, approfondita ed accurata analisi di dati macro e micro porta a quella conclusione. Una seconda alternativa, più maliziosa, è la seguente. La Borsa USA è un tema che “non tira” più. Quella giapponese fuori dal Giappone ha zero appeal. Di quella cinese meglio non parlare. Gli Emergenti boccheggiano. E allora? Come tema commerciale, siamo costretti a spingere sull’Eurozona, tentando di cavalcare le spinte di Draghi. Da oggi, e fino a venerdì, lavoreremo per aiutarvi a chiarire proprio questo punto: che è cruciale per capire se la sovra performances delle Borse in Eurozona sarà ancora lì, una volta che si faranno i conti di fine anno 2015. Il punto è questo: come vedete nel grafico sotto, le banche di investimento hanno ancora, come avevano a inizio anno, aspettative elevatissime per la crescita degli utili 2015 in Eurozona. Ora: è vero che il 2014 è stato un anno pessimo, e quindi si parte da molto basso. Ma è altrettanto vero che, a gennaio 2014, le aspettative di queste banche di investimento erano altrettanto elevate, e poi nel secondo semstre ci fu un crollo rapidissimo, fino ad arrivare a zero. Potrebbe essere così anche nel 2015? Da domani lavoreremo per voi su questo.

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L'ANALISI
Cina: un esperimento senza precedenti.
Il calo del 2,5% dell’indice di Shanghai questa mattina alle 7 in Europa è una conferma che la tensione resta molto alta su quella piazza: per questo, è utile dedicate anche oggi lo spazio di Analisi ai dati sulla Cina. Abbiamo pubblicato già venerdì scorso il grafico qui in basso, che mette a confronto le valutazioni, già molto elevate, della Borsa di New York con le valutazioni della Borsa di Shanghai. Come vedete, anche dopo il crollo dell’ultimo mese, le valutazioni delle aziende quotate in Cina sono a livelli esasperati, con una media del P/E che si colloca sopra 26, al netto dei dati per il settore bancario. Ovvero: oggi i prezzi delle aziende quotate a Shanghai (banche escluse) sono pari a 27 volte gli utili attesi. Le banche vengono escluse, in questa valutazione, perché nettamente sovra rappresentate nell’indice, e potrebbero quindi distorcere il raffronto. Se i pesi dei diversi settori, all’interno dell’indice di Shanghai, fossero quelli dell’indice S&P 500, si arriverebbe appunto al 27 di P/E. E poi c’è un secondo problema: il sistema bancario è fortemente controllato dal Governo, e quindi poco trasparente. Infine, come tutti sanno sui dati cinesi (macro e micro) c’è un’ombra molto pesante, che è l’ombra della falsificazione dei dati. Collocate tutto questo in un mercato di Borsa dove, a tutto oggi, 132 società restano sospese (il 12% dell’indice principale). Come abbiamo scritto con maggiore dettaglio nel Blog del nostro sito, la situazione cinese è ai limiti: decisamente fuori dalla normalità, con qualche aspetto che fa pensare alla follia collettiva.

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