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Grecia: quelli che sono in trappola

Si apre una fase nuova, per la politica e per i mercati, che va molto a di là delle reazioni immediate che vedremo nelle prossime sedute di mercato

di Redazione Soldionline 6 lug 2015 ore 12:19

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    Shanghai ancora dramma.
Nuove misure di finanziamento della Banca Centrale non riducono la volatilità della borsa cinese: Shanghai apre a +8% ma poi alle 7,30 europee tutto il rialzo è azzerato. Ci aspetta una settimana di turbolenza: non si può escludere un intervento delle Autorità [importante per:  equity, valute ed obbligazioni (globale)].
2.    Grecia: il voto e Lehman.   Lasciare che si svolgesse il Referendum è una scelta tanto grave quanto fu grave lasciare che Lehman Brother fallisse. Si apre una fase nuova, per la politica e per i mercati, che va molto a di là delle reazioni immediate che vedremo nelle prossime sedute di mercato  [importante per:  equity, valute ed obbligazioni  (Eurozona)].
grecia6_13.    Grecia: quelli che sono in trappola.  La politica europea non ha saputo anticipare un esito negativo del Referendum: e adesso, non sa che fare, mentre l’eco della vittoria di Tsipras si sente forte in Italia, in Spagna e in Portogallo, oltre che in Francia.  I tempi della politica però sono diversi da quelli dei mercati: le banche greche non hanno più cash, e chi si trova nelle maggiori difficoltà quindi è la BCE, che ora coi suoi finanziamenti ELA  si trova in una via senza uscita. Nel grafico sotto vedete le dimensioni dell’aumento di questi finanziamenti straordinari, dimensioni che non sono affatto “marginali” come si vorrebbe fare credere. Scriveva già sabato 4 luglio Bloomberg che: “even if the Greek people back the EU offer, the nation’s lenders, which have been shut and under capital controls for the past week, won’t be able to reopen soon unless the ECB approves more liquidity. To do that, monetary-policy officials would have to take a leap of faith that the government will be able to strike a new deal” [importante per:  equity, valute ed obbligazioni  (Eurozona)].
4.    USA: i livelli tecnici. L’indice S&P 500 bucherà probabilmente oggi nel pomeriggio la propria media a 200 giorni: è un test decisivo per la seconda metà del 2015 [importante per:  equity, valuta ed obbligazioni (USA)].

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L’OPERATIVITA'
Mercati obbligazionari: un’estate torrida? 
Solo per un giorno, prolunghiamo l’argomento delle obbligazioni: i nostri suggerimenti operativi ve li abbiamo dettagliati giovedì scorso, ed anche venerdì scorso (quelli di una più complessiva asset allocation ). Ma poi venerdì sera è girata questa notizia, che la BCE ha deciso di acquistare anche obbligazioni di Società statali, e che quindi starebbe pensando di comperare poi anche i corporates in euro, ovvero obbligazioni emesse da Società del settore privato non finanziarie. Una mossa che, a molti commentatori, sembra la “mossa della disperazione”. Ed ecco che allora ci è necessario ritornare sul tema dei rischi nel comparto obbligazionario, e del rischio di liquidità del Fondi Comuni in particolare. L’argomento lo conoscete già. Perché la BCE allarga lo spettro di emissioni da acquistare sul mercato? Perché la liquidità nei comparti già interessati dal QE è in sostanza ridotta a zero: la BCE compra tutto (grafico sotto, a sinistra). Ma la dimensione del mercato dei corprorates in Eurozona è minima: le Società partecipate dallo Stato (Da Volkswagen, a Airbus, a ENI ed ENEL) hanno emesso obbligazioni per un ammontare complessivo di 160 miliardi di euro, un dato che va confrontato coi 60 miliardi di acquisti mensili della BCE. Secondo la banca RBS, i volumi scambiati nel mercato dei corporates in Eurozona sono scesi del 90% negli ultimi 10 anni, e quella della BCE potrebbe essere la mossa finale. Chi ha in mano obbligazioni di questo tipo farà bene a rivalutare questa scelta, che potrebbe portare a violente oscillazioni di prezzo come quelle che hanno colpito nelle ultime settimane la Borsa in Cina.

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L'ANALISI
Economia USA: cosa è che non va? 
Come ogni anno, siamo qui a assistere una scena che potrebbe fare ridere, se non fosse che ci preoccupa molto. Nella tabella qui sotto vedete che Goldma Sachs, autorevole banca di investimento, ha appena ridotto la stima per la crescita del GDP USA nell’anno in corso, e non di poco: del 25%! Si passa dal 3,1% (“finalmente quest’anno si tornerà al 3% che è la velocità di fuga”: ricordate queste frasi, che tutti dicevano lo scorso gennaio?) al “solito 2,4% di giugno, che poi scenderà ancora a dicembre, anche se quest’anno si potrà dare la colpa alla Grecia. Sarà più difficile, quest’anno, compensare il calo del 2015 alzando le stime per il 2016: che come vedete infatti scendono dal 3% al 2,8% (per ora): quindi (clamoroso!) rischiamo di iniziare il 2016 senza la “solita” previsione superiore al 3%. Ma cos’è che non funziona, dopo ben sette anni di QE e con la disoccupazione ufficiale che, come abbiamo visto solo venerdì 3 luglio, è scesa sotto il 5,5% che la Fed definisce come il “tasso naturale di disoccupazione”? Perché spesa per consumi, spesa delle famiglie in generale, e spase per investimenti delle imprese ristagnano? Ne parleremo fino a venerdì nella sezione di Analisi.

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