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Grecia: in ordine sparso

Con le dichiarazioni di ieri, il FMI si è posto su posizioni decisamente opposte a quelle della Eurozona: il punto è se cedere o meno alle richieste di Tsipras

di Redazione Soldionline 3 lug 2015 ore 09:46

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    Shanghai ancora – 6%.
  Poi durante la seduta recupera la parità (alle 7,30 europee), ma la volatilità intra day resta pazzesca e l’indice di Shanghai resta sotto i 4000 punti. Restano come abbiamo scritto ieri tutte da capire le implicazioni per il GDP cinese e globale [importante per:  equity, valute ed obbligazioni (globale)].
2.    Grecia: in ordine sparso. Con le dichiarazioni di ieri, il FMI si è posto su posizioni decisamente opposte a quelle della Eurozona: il punto è se cedere o meno alle richieste di Tsipras. Quale delle due alternative costa di meno? In Eurozona, a Germania ha una linea forte, gli altri Paesi sono comparse in questa recita. Di fatto, si entra nel weekend del Referendum senza che i Paesi creditori abbiano una linea per il “dopo”. E questo dimostra  che in ogni caso l’Euro non è più un processo “irreversibile”: che ci sia o non ci sia Grexit, è chiaro che tutte le parti in causa hanno attivamente considerato l’uscita di un paese membro. A questo punto, perché non tenere un Referendum in Spagna? E perché non in Italia? E chi vincerebbe, oggi? Ma soprattutto, chi vincerebbe se dopo 12 mesi dalla Grexit si scoprisse che la Grecia non sta affatto male come molti tutti i giorni le promettono? [importante per:  equity, valute ed obbligazioni  (Eurozona)].
3.    USA occupati. Per una volta il giudizio è unanime: il dato di ieri è un dato “soft”, ovvero debole, sia per il numero assoluto di nuovi occupati, sia per la riduzione della forza lavoro, sia infine per l’andamento debole delle retribuzioni. Allo stesso tempo, è unanime il giudizio che, per fare cambiare idea alla Fed, era necessario uno o più dati decisamente più deboli (diciamo 150 mila e non 220 mila nuovi posti mensili). I prossimi due dati quindi (a meno di un crollo) non avranno la forza per impedire il rialzo dei tassi ufficiali a settembre. Solo una crisi internazionale, a questo punto, potrebbe bloccare la Fed [importante per:  equity, valuta ed obbligazioni (USA)].

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L’OPERATIVITA'
Mercati obbligazionari: un’estate torrida?
  La domanda è: che fare del portafoglio obbligazionario? Dopo i crolli di aprile e maggio, molti investitori chiudono il primo semestre in negativo (dopo molti anni positivi, va precisato) e ancora non saprebbero dire il perché. In questa pagina, ieri, abbiamo scritto in quattro punti quelli che sono i nostri principali consigli operativi sul portafoglio obbligazionario LONG. Il nostro portafoglio modello BND si caratterizza per una alternanza di posizioni LONG e SHORT (alternanza necessaria sia per ragioni di risk management, sia per ragioni di rendimento assoluto e non relativo al benchmark di turno). Qui non abbiamo spazio a sufficienza per il dettaglio, ma vogliamo concludere la settimana dicendo che (come avete letto tra lunedì e mercoledì) al di là delle scelte tattiche sul sovrappeso di questo ed il sottopeso di quello, è importante chiedersi se c’è valore oggi in TUTTO il comparto obbligazionario. In altre parole, ha senso credere che a sei mesi, ad un anno, a diciotto mesi, un investimento obbligazionario possa generare un rendimento non solo positivo, ma in grado di ricompensare il rischio di un imprevisto, di una caduta dei prezzi, di un crollo come aprile e maggio? Oppure, i rischi di liquidità che la Banca dei Regolamenti Internazionali (vedi grafico sotto) e Bill Gross ci hanno evidenziato in settimana non possono trovare compensazione dai Fondi obbligazionari e dalle obbligazioni (di ogni tipo) ai livelli di rendimento attuali? Noi di Recce’d abbiamo una risposta chiara, che avete forse letto tre mesi fa nel Blog del sito e qui in SoldiOline.

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L'ANALISI
Economia giapponese: davanti ai vostri occhi i limiti del QE. 
Ieri abbiamo visto che i dati economici (GDP ed inflazione) del Giappone ci dicono che, almeno in quel paese, la crescita della massa monetaria attraverso il QE non ha spinto verso l’alto l’inflazione e non ha accelerato la crescita del GDP. E questo dopo oltre due anni, e con una svalutazione del 50% del cambio dello yen contro USD. Ma tutto questi, a prima vista, è un problema lontano dal nostro quotidiano. Vi invitiamo però a riflettere ancora su quei dati, perché il problema è più vicino di quanto sembra: i dati della tabella sotto ci dicono che la politica di QE in Giappone somiglia per alcuni aspetti a quella di Eurozona. In particolare, leggete l’ultima riga: la percentuale degli acquisti di titoli da parte della Banca Centrale, per rapporto alle nuove emissioni in un anno, è del 262% in Eurozona, e del 347% in Giappone. La Banca Centrale compra titoli in misura molto superiore a quanto viene emesso, non solo ingolfando i mercati ma pure trasferendo a un Ente Pubblico parte del debito dei privati. Torniamo a mettere l’accento su questo punto, perché è proprio da qui che deriva  l’inefficacia delle politiche di QE in Giappone. L’investitore deve dunque chiedersi se ha senso costruire il proprio portafoglio partendo dall’ipotesi che il Qe di Draghi possa rimettere in moto l’economia in Europa.

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