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FCA, le sfide di Marchionne per il futuro

Azzerare il debito prima del 2018 e tornare al dividendo possibilmente già nel 2017. Sono gli obiettivi dichiarati dall' amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles

di Edoardo Fagnani 21 set 2016 ore 10:04

Il trend di Fiat Chrysler Automobiles nel 2016 a Piazza Affari si è allineato a quello del FTSEMib. Nel corso dell'anno il titolo del gruppo automobilistico ha lasciato sul terreno il 33%, mentre il principale paniere di Borsa Italiana ha perso oltre il 24%.
Inoltre, come segnalano gli esperti di Vontobel Certificati, le azioni hanno registrato una volatilità superiore alla media di Piazza Affari.

Cosa aspettarsi ora da Fiat Chrysler Automobiles nei prossimi trimestri? Nell'analisi seguente gli esperti di Vontobel Certificati hanno messo in evidenza quali saranno le sfide future per l'azienda.

Azzerare il debito prima del 2018 e tornare al dividendo possibilmente già nel 2017. Sono gli obiettivi dichiarati di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Auto, che lo scorso aprile aveva aggiunto “Già a fine 2016 saremo cash positive”.
I piani per raggiungere questo ambizioso obiettivo non mancano all’Ad: dallo scorso agosto sono aperte diverse trattative circa la possibile cessione dell’azienda di componentistica Magneti Marelli. Secondo diverse indiscrezioni fra i possibili pretendenti figurano Samsung e diversi fondi di private equity internazionali. Anche se il gruppo coreano sembra interessato solo a un perimetro ristretto dell’azienda di Sesto S.G. il manager di Fca non sembra propenso a chiudere operazioni con gruppi finanziari, preferendo  come già in passato accordi con partner strategici. In questo quadro Fca continua a sovraperformare il mercato dell’auto: ad agosto ha evidenziato una crescita delle immatricolazioni in Europa del 20,4%, contro una crescita del mercato del +9,5%. Nei primi otto mesi dell’anno le registrazioni del gruppo sono state 677 mila, il 15,5 per cento in più nel confronto con l’anno scorso, con una quota del 6,7%, in crescita di 0,4 punti percentuali. Tutto ciò mentre sarebbe allo studio del management una possibile partnership con il gruppo cinese Baic con la finalità di potenziare la presenza in Cina, dove è già presente attraverso la joint venture con il gruppo Gac, in essere dal 2010. Gli analisti sono divisi sul titolo: secondo le stime di Bloomberg il target price medio delle stime degli esperti è a 7,46 euro, contro un prezzo di borsa che venerdì si fissava a 5,76 euro. A non convincere del tutto il mercato sono le possibili criticità legate a indiscrezioni (tutte da verificare) su un possibile caso di manomissioni. Secondo il Ministero federale dei trasporti tedesco, infatti, Fca avrebbe utilizzato un dispositivo illegale.


ANALISI TECNICA
Il 2016 non è stato particolarmente favorevole per l’andamento borsistico di Fca che ha registrato una volatilità superiore alla media di Piazza Affari. Dal quadro tecnico si evince come detta volatilità abbia portato ad oscillazioni anche molto ampie, che hanno portato i corsi a confrontarsi per due volte con i minimi da oltre un anno a 5 euro. Questo livello ha arginato le forze ribassiste sia in occasione della seduta del 9 febbraio che del 6 luglio. I rapidi recuperi che hanno seguito non hanno però mai portato ad un ritorno sui massimi annuali anche perché gli allunghi si sono sempre confrontati con la trendline ribassista espressa sul grafico giornaliero con i top decrescenti del 5 febbraio e 21 aprile, che ha sempre arginato le velleità rialziste sul titolo. In questo quadro diventa interessante capire in che direzione evolverà la dinamica degli scambi sul titolo, anche in considerazione del triangolo in formazione con la trendline dinamica su citata e quella espressa con i minimi del 9 febbraio e 24 giugno. In tal senso i 6 euro diventano un’area strategica importante per implementare strategie rialziste che avrebbero come primo target 7 euro e successivamente i 7,35 euro. Al contrario, discese al di sotto dei minimi di agosto a 5,30 euro, potrebbero significare un deterioramento del quadro tecnico che porterebbe i corsi sui minimi annuali a 5 euro.
 
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