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L’Europa è sottovalutata

Non è vero che le cose vanno male. L'economia è in ripresa, la deflazione è improbabile, le politiche della BCE stanno funzionando. Solo la crisi politica può preoccupare. Lo dice Bruno Cavalier, Chief Economist del Gruppo Oddo.

di Redazione Soldionline 15 apr 2016 ore 16:28

A cura di Bruno Cavalier, Chief Economist del Gruppo Oddo

Non siamo d’accordo con l’idea che circola sull’Europa. Un’idea che può essere riassunta in pochi punti. Primo, non c’è una vera ripresa, ma al meglio un recupero dovuto a fattori esterni e di breve periodo (petrolio ed euro). Secondo, la deflazione è in giro, e assieme  all’invecchiamento della popolazione sta spingendo l’Europa verso un destino giapponese vent’anni dopo. Terzo, la politica della BCE non è efficace, se non addirittura dannosa. E infine, la disintegrazione politica dell’Europa è a uno stadio così avanzato che l’economia non sarà in grado di sostenerla.

RIPRESA ECONOMICA – Tra le più grandi regioni del mondo, l’Europa è l’unica in cui la crescita reale ha superato le aspettative nel 2015, nonostante tutte le cose che sono accadute e che normalmente avrebbero fatto deragliare l’economia: la correzione del mercato azionario, la flessione dei mercati emergenti, la crescita dell’euro, la crisi dei migranti, gli attacchi terroristici e altro ancora. Tutto suggerisce che la crescita economica accelererà nel 2016. La crescita dell’eurozona è superiore a quello che è considerato il suo tasso potenziale.

europa2_1E’ totalmente scorretto dire che questa ripresa si trainata da fattori esterni, in quanto le importazioni (riflesso della domanda interna) sono cresciute molto di più delle esportazioni (dovute al ciclo globale) dal 2013 a oggi. Naturalmente, l’Europa e il suo principale esportatore, la Germania, non sono invulnerabili alla debolezza della domanda globale, ma al momento questa è compensata dalla domanda nel settore domestico privato. Le famiglie stanno traendo vantaggio da condizioni finanziarie favorevoli, dal miglioramento del mercato del lavoro, dalla fine dei programmi di consolidamento fiscale e dai prezzi bassi, così come dalla minore bolletta energetica. I prezzi immobiliari hanno cominciato a crescere, alludendo così a una possibile ripresa del settore dell’edilizia residenziale. Anche le spese in conto capitale delle aziende private stanno aumentando.

DEFLAZIONE – Se l’Europa non è entrata in deflazione nel 2012 nonostante la recessione economica, una restrizione fiscale non comune, la crisi bancaria e seri dubbi sulla sopravvivenza dell’euro, le possibilità che possa capitare in una fase di ripresa economica che beneficia di politiche monetarie fortemente espansive sono vicine allo zero. La favola della deflazione non corrisponde ai comportamenti attuali delle famiglie europee, che stanno spendendo, e nemmeno a quelli delle aziende, che stanno ricominciando a investire, e nemmeno a quelli delle banche, che stanno ricominciando a prestare soldi. Detto questo, la debolezza dell’inflazione rende più difficili gli aggiustamenti necessari tra operatori economici e tra i paesi.

POLITICA MONETARIA – Per giudicare la politica della BCE, è utile una analisi controfattuale. Non vediamo come inflazione e crescita sarebbero potute essere migliori se la BCE non avesse lanciato una politica di alleggerimento monetario a metà 2014.

Le difficoltà delle banche sarebbero state maggiori, i tassi sui prestiti sarebbero stati più alti e la frammentazione sarebbe stata maggiore. Non c’è dubbio che la politica della BCE sia efficace, almeno a una prima analisi. Questo giudizio non elimina alcune critiche. La BCE ha giocato sul rischio deflazione per giustificare le sue mosse, trovandosi intrappolata tra le pressioni dei mercati che le chiedevano di fare sempre di più (compresa l’ipotesi surrealistica di un “helicopter money”).

A noi sembra che l’azione della BCE abbia mancato di continuità, favorendo dapprima uno stimolo all’attività creditizia, poi l’effetto ricchezza, poi l’indebolimento dell’euro, senza che questi cambiamenti siano stati pienamente compresi. A essere onesti, alcune circostanze eccezionali possono spiegare alcuni tira e molla. In ogni caso, non agire non era tra le opzioni possibili.

RISCHI POLITICI – L’incertezza politica è l’area in cui è più difficile essere fiduciosi. Come istituzione, l’Europa ha un deficit democratico che si riflette nell’ondata montante di euroscetticismo che ha attraversato l’Europa negli ultimi anni. Nel breve periodo, l’incognita principale è il risultato del referendum sulla Brexit. Nel caso la Gran Bretagna uscisse dall’Unione Europea le parti in causa dovrebbero negoziare il loro divorzio e il loro successivo nuovo matrimonio.

Qualcuno potrebbe dire o desiderare che una eventuale Brexit apra la porta a una Frexit, Nexit, Grexit, Itaxit. Pensiamo che questo sia altamente improbabile, con le elezioni previste per i prossimi due anni in Francia, Germania, Olanda e Italia. L’istinto di sopravvivenza dei leader europei è una forza importante di resistenza alla disintegrazione. Anche se non sono ancora una forza di integrazione.

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