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ETF Smart Beta sotto la lente

Gli Smart Beta sono ETF che utilizzano strategie di investimento che non replicano un indice (pur rimanendo strategie “passive”) e che sono in forte crescita

di Redazione Soldionline 7 ott 2015 ore 09:43

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    Bank of Japan: nessuna mossa.
  La BoJ stamattina ha deciso di rinviare tutto alla prossima riunione del 30 ottobre: non c’è stata la sorpresa di Kuroda che molti avevano anticipato. La pressione sulla Banca Centrale aumenterà nei prossimi giorni [importante per: equity, valute ed obbligazioni (globale)]
2.   Petrolio a 50$: che sta succedendo?  Mentre il FMI proprio ieri ci comunica che viaggiamo verso un rallentamento globale (grafico qui sotto), il petrolio continua a salire: quale migliore dimostrazione che la “domanda finale” c’entra poco o nulla? Ne parliamo anche nella terza sezione, “L’analisi” [importante per: materie prime (globale)]
3.   Deficit commerciale e GDP degli USA.   Dopo il dato visto ieri, con un aumento del deficit commerciale del 16% in agosto, e pressoché certo che la crescita negli USA si fermerà allo 1% per il terzo trimestre, e che quindi per tutto il 2015 il dato si fermerà sotto il 2% [importante per: equity, valute ed obbligazioni (USA)]
4.   Domani la BoE.  In un quadro valutario molto teso e molto incerto, come da molti anni non ci capitava di vedere, la sterlina GBP è stata fino ad oggi il nostro più forte punto di ancoraggio, contribuendo sia nel 2014 sia nel 2015 a almeno il 2% della performance totale del nostro portafoglio RNI. Per la sterlina questa fase è un passaggio decisivo: come già detto la principale ricaduta, nell’immediato, del dato USA per gli occupati di venerdì scorso potrebbe essere un segnale meno restrittivo dalla Bank of England di domani, con una ricaduta immediata sul cambio. A quel punto noi potremmo considerare una nuova posizione LONG contro euro [importante per: valute ed obbligazioni (Regno Unito)].
5.   Pepsi, Du Pont, Fed Ex: gli utili trimestrali. Come detto anche ieri, il rimbalzo di cinque sedute che ha interessato le Borse sia negli USA, sia in Eurozona, sia in Asia, e la contemporanea discesa del VIX sotto 20, possono fare pensare ad una calma ritrovata per le Borse. Nel breve termine, però, c’è da analizzare l’impatto dei dati trimestrali, che come abbiamo visto già ieri può portare numerose sorprese, di cui parleremo nei prossimi giorni [importante per: equity (globale)]

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L’OPERATIVITA'
Strategie: un esempio concreto. Da lunedì affrontiamo il tema degli ETF in generale, e degli Smart Beta in particolare, che sono ETF che utilizzano strategie di investimento che non replicano un indice (pur rimanendo strategie “passive”) e che sono in forte crescita (grafico in basso). L’industria degli ETF è dominata storicamente da tre grandi players, che sono Vanguard, State Street e BlackRock, ma come abbiamo scritto ieri negli ultimi due anni sono entrati anche altri grandi gruppi, e da ultimo Goldman Sachs, che cercano di occupare un segmento di mercato che potrebbe definirsi di   “low-cost, high- quality market exposure." Goldman in particolare di recente ha lanciato uno Smart Beta a basso costo (9 punti base soltanto, contro una media di 38 per gli Smart Beta) che si definisce “Active Beta US Large Caps” ma che poi replica in modo automatico, e quindi “passivo”, uno degli indici proprietari di Goldman Sachs, indici basati su molteplici “fattori” per la selezione dei titoli azionari.  Lo stesso modello, ma dedicato esclusivamente ai Mercati Emergenti, è stato messo sul mercato da Goldman Sachs con un ETF dal costo più elevato (45 punti base). Come viene utilizzato questo modello per la costruzione del portafoglio?  Il peso dei diversi titoli azionari non è deciso sulla base della capitalizzazione, ma come già detto sulla base di fattori come il cash flow, il rapporto tra ricavi ed utili, ed altri indicatori di valore oppure di momentum, ed infine indici di volatilità. Per ognuno dei fattori, e per ognuno dei titoli si un certo indice, si calcolano questi valori, che poi vengono utilizzati per ordinare i titoli, dal più pesato fino a quelli che non vengono inclusi nel portafoglio (sotto il livello detto “di cut off”). Il ribilanciamento viene poi effettuato alla fine di ogni trimestre. Continueremo domani.

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L'ANALISI
Abbiamo sottolineato anche ieri che le difficoltà di Glencore si legano strettamente con quelle delle materie prime, e che in entrambi i casi si possono rintracciare le radici del problema nel profondo develeraging degli intermediari specializzati: un dato concreto è la misura dell’open interest, la quantità di contratti futures aperti e di opzioni in essere, sulle commodities. In settembre si è registrato il quarto calo consecutivo di questo open interest (grafico in basso), che è la serie più lunga di cali dal 2008, che corrisponde ad un deflusso di fondi di circa 500 milioni di dollari in u solo mese. Come si vede, qui siamo ben lontani dai problemi di “domanda finale di materie prime” di cui parlano molti commentatori. Per questo noi di Recce’d non ci ritroviamo in alcune analisi tendenti al pessimismo per le materie prime, analisi di cui abbiamo fatto un campione che vi riportiamo qui sotto.

Over-investment in new supplies in the past decade and favorable growing conditions for crops caused gluts, Citigroup analysts led by Ed Morse, the global head of commodities research, said in a report Sept. 11. The bank is bearish on crude oil, aluminum, platinum, iron ore, cocoa and wheat in the next three to six months.
Investors need to brace for a “long winter,” with the commodities bear market predicted to last for many years and oil dropping to as low as $35 a barrel, said Ruchir Sharma, who helps manage $25 billion as the head of emerging markets at Morgan Stanley Investment Management in New York. Crude futures traded Tuesday at $46.19, down from about $90 a year earlier.
Goldman Sachs has an even dimmer outlook. The odds are increasing that oil will slump near $20 because the market is more oversupplied than initially forecast, analysts led by Jeffrey Currie, the head of commodities research, said in a Sept. 11 report. Currie, in an interview days later, said prices could stay low for the next 15 years. The bank also forecasts that copper will remain in surplus through at least 2019 and fall 13 percent to $4,500 a metric ton by the end of next year.

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