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Cosa ci ha detto il PIL USA

Ieri la maggior parte degli osservatori ha sottolineato gli aspetti positivi. Ma ha un peso maggiore il fatto che ci è stato detto che numerosi dati di crescita degli anni scorsi erano sovrastimati

di Redazione Soldionline 31 lug 2015 ore 09:17

Commento giornaliero di www.recce-d.com

I TEMI DEL GIORNO
1.    C’è l’accordo ma dove sono i soldi?
  La notizia di ieri, che il FMI non parteciperà al salvataggio della Grecia se prima non c’è un altro accordo, sulla ristrutturazione del debito dei Greci con l’Europa, non è una sorpresa: la linea del FMI è stata questa fin dal primo momento. Come dicono gli americani “continuiamo a dare calci al barattolo giù per la strada”, ma non si fa un passo avanti. E finché non ci saranno i soldi, non ci sarà l’accordo: e dopo, se anche ci fosse un accordo, bisognerà ancora verificare se funziona, se è sostenibile. Per ora, c’è nulla [importante per:  equity, valute ed obbligazioni (Eurozona)].
2.    Eurozona: ma dov’è la ripresa?  Ogni giorno ci viene scritto da qualcuno che in Eurozona la ripresa si rafforza, e che nei prossimi mesi ci sarà una accelerazione, grazie alla politica di Draghi, all’euro debole ed al petrolio forte. Poi leggiamo i dati di ieri per i prezzi in Germania, e quelli di stamattina per le vendite al dettaglio in Germania, e ci viene da chiedere: ma di che cosa stanno parlando questi signori? [importante per:  equity, valute ed obbligazioni (Eurozona)].
3.    Cosa ci ha detto il dato per il GDP USA.  Ieri la maggior parte degli economisti delle banche di investimento ha sottolineato gli aspetti positivi: in particolare, il fatto che nel primo trimestre 2015 siamo passati da un dato negativo allo 0,6% di crescita. A noi di Recce’d sembra che abbia un peso molto maggiore il fatto che sempre ieri ci è stato detto che numerosi dati di crescita degli anni scorsi erano sovra stimati. In pratica, ciò significa che questa Azienda (che è l’economia degli USA) ha fatturato molto meno di quanto i mercati credevano. E che oggi il livello di fatturato è più basso: un approfondimento nella sezione conclusiva, che si chiama “L’analisi”. Non riusciamo a trovare nulla di ottimistico in questo dato: e come noi la pensa il mercato obbligazionario: il Treasury decennale infatti resta al 2,25%, nonostante il fatto che tutti ormai danno per scontato il rialzo dei Fed Funds a settembre. Il mercato dei Treasury non esprime ottimismo sulla crescita, negli USA e nel mondo [importante per:  equity, valute ed obbligazioni (Giappone)].
4.    Utili in Eurozona e negli USA.  Anche ieri, numerosi grandi gruppi hanno riportato tra ieri e martedì: ne parliamo con dettaglio nella sezione che segue, L’operatività. Negativo ieri negli USA il risultato di Procter and Gamble, leader nel settore dei consumi: in particolare per ciò che riguarda le prospettive per i prossimi trimestri [importante per:  equity (Eurozona)]

L’OPERATIVITA'
Utili Eurozona: aspettative sostenibili? 
A volte sembra una battaglia tra ottimismo e pessimismo: ma non è così: il lavoro di chi investe (per conto proprio oppure per conto dei Clienti) è proprio quello di non sposare tesi preconcette, di non seguire le mode e di non farsi incantare dagli slogan dei politici e dai titoli dei TG. Se guardiamo alle Borse di Eurozona, e agli utili che dovrebbero sostenerne il prezzo, e la dinamica nei mesi prossimi, il punto resta quello di esaminare se le aspettative che vi abbiamo mostrato già ieri mattina sono sostenibili. I numeri che vedete qui sotto ci dicono che oggi le Borse di Eurozona viaggiano a un P/E superiore a 16 (ci vogliono 16 anni di utili per recuperare l’investimento iniziale ed andare in pari): ma non basta, perché si arriva a 16 solo se viene centrato un tasso atteso di crescita degli utili che è del 14% nel 2015 e del 13% l’ano seguente. Solo se vi sembrano sostenibili, ovvero confermati dalla realtà dei fatti, questi numeri ha senso per voi di tenere in portafoglio un asset (appunto l’equity Eurozona) che ci ha appena fatto vedere di avere un down side (un rischio) del 15% in 30 giorni. Se invece non la vedete così, se anche a voi sembrano numeri scritti da chi prima di tutto ha l’obiettivo di vendervi quote di Fondi Comuni equity, dovreste uscire dall’investimento oggi, oppure fare come noi di Recce’d, che nei portafogli modello siamo SHORT sull’equity di Eurozona da gennaio e forse lo aumenteremo durante l’estate.

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L'ANALISI
Crescita degli USA ed “output gap”
. I dati pubblicati ieri sulla crescita degli USA negli anni passati, di cui abbiamo già scritto nella sezione di apertura, mettono in crisi l’intero impianto della politica monetaria USA. Come? Vediamo di spiegarlo in modo semplice. La politica del denaro a costo zero (o ZIRP) e la politica del QE poggiavano entrambe sull’ipotesi che, dopo la Grande Crisi, l’economia USA avesse la necessità di uno stimolo molto prolungato, per  tornare al pieno sfruttamento delle sue potenzialità. In parole meno semplici, si trattava di chiudere lo “output gap”, al differenza tra il dato effettivo e quello potenziale. In molti hanno già criticato questa visione delle cose, ma questi ultimi dati sono un grido di dolore: alcuni tra gli economisti delle banche di investimento arrivano a sostenere che il tasso di crescita potenziale degli USA è sceso in misura non transitoria, ed è sceso allo 1% annuale. Se questo fosse vero, la politica ZIRP ed il QE non solo sono inutili: sono un rischio enorme. Ma non è solo la Fed ad essere messa in discussione: sulla”crescita al 3%” si poggiano tutte le stime per la crescita degli utili che le banche di investimento gettano sui mercati: ma questi stime svanirebbero, come neve al sole, se si confermasse il fatto che l’economia USA non tornerà a crescere la 3%, almeno non nei prossimi 10 anni.

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