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Congiuntura 2015, è cambiato il mondo: rischi ed occasioni per la UE e l’Italia

Nel 2014 l’Italia è risultata tra i paesi più deludenti, in termini di crescita del Pil e della produzione industriale. Ma questo inizio presenta alcuni importanti cambiamenti

di Redazione Soldionline 9 gen 2015 ore 08:28

di Antonio Mansueto (analista finanziario - socio AIAF)

Caro 2015 eccoci qui. Nel 2014 l’Italia è risultata tra i paesi più deludenti, in termini di crescita del prodotto nazionale lordo e di produzione industriale. Ma questo inizio presenta alcuni importanti cambiamenti congiunturali che portano insieme, per la UE e per l’Italia, occasioni di crescita economica e dure prove politiche.

Bene, facciamo un passo indietro e torniamo ai numeri. L’Italia chiude un 2014 con un –0,3% nel PNL (previsione dell’Economist), uno dei peggiori risultati nel mondo, un mondo che solo nel 2009, nella media globale, ha conosciuto stagnazione, tornando subito dopo a crescere a ritmi tra il 3 e il 5% annui. Nel 2014 l’area Euro dovrebbe chiudere con un +0,8%, gli USA con un +2,3%, il Regno Unito con un +3%, il Giappone con +0,5%, Russia +0,6%. Poi ci sono in oriente la Cina con +7,3%, l’India con +6%, la Corea del Sud con +3,5%, l’Australia con +3,1%. E molti altri. Certo, nel mondo la ricchezza si è, almeno geograficamente, redistribuita, dalle aree più ricche a quelle meno, il che non è un male, se siamo coerenti con i nostri ideali. E, come dovrebbe in queste situazioni, l’economia mondiale, globalmente, cresce. 

Ma parliamo della nostra Italia, “strozzata” dal macigno
che si trascina nel suo percorso e che drena ingenti risorse pubbliche che dovrebbero essere invece destinate a sostenere l’economia e ridurre la pressione fiscale: il debito pubblico. E poi ci sono il poco sostegno trascorso in settori innovativi o strategici per la crescita, nonché l’eccessiva corruzione.

Si tratta di derive che da decenni non si riesce a ridimensionare
, e che causano un lento inesorabile declino del nostro paese. Tuttavia l’Italia ha ancora risorse vive, settori trainanti e competitivi nel mondo, e una ricchezza complessiva invidiabile. Potrebbe dunque almeno riuscire a beneficiare, per il 2015, di una congiuntura favorevole.

Torniamo alla congiuntura. L’economia degli USA ha tuttavia ripreso a crescere a ritmo sostenuto. Nel terzo trimestre 2014 +5%. Per il 2015 si prevede un +3% per il PNL degli USA, un +7% per la Cina, ed anche in area Euro si supererebbe l’1%. Le economie dei paesi europei più deboli appaiono già in moderata ripresa, per l’Italia si prevede un modesto +0,4% del PNL.

Tuttavia il crollo del prezzo del petrolio, che si è quasi dimezzato e viaggia ora intorno ai 50 dollari al barile, aumenta il potere d’acquisto dei consumatori e favorisce le nazioni che non dispongono di tale risorsa naturale, come l’Italia.

L’euro, complici sia la forza del dollaro sia le preoccupazioni inerenti la bassa crescita in Germania che i problemi dei paesi con alto debito pubblico come la Grecia, è sceso sino a 1,19 contro il dollaro, dal circa 1,40 di un anno fa.

I problemi della Grecia sembrano indebolire l’euro, svalutandolo e favorendo le nostre esportazioni extra Eurozona, come da tempo agognato. Un euro forte, eppure definito da tempo come “moneta in via di estinzione”, è stato davvero un curioso controsenso: è chiaro che esso ha beneficiato anche di manovre di banche centrali straniere tese a mantenere basse altre valute, oltre al fatto che, tutto sommato, l’Europa ispirava molta più fiducia di quanto traspariva dalle notizie stampa e dalle crisi del debito pubblico di alcuni suoi paesi. Comunque, lo stesso Draghi aveva citato in agosto 2014 il fatto che il tasso negativo imposto all’euro avrebbe favorito la fine della politica di acquisto dell’euro –quando questo si indeboliva- da parte di banche centrali straniere e avrebbe aiutato ad indebolire l’euro e stimolare quindi l’economia dell’Eurozona, giunta ormai alla soglia della deflazione. Dopo quasi un semestre, sembra che siamo giunti al punto. Si tratta di riuscire a mantenere livelli di cambio come quelli attuali, senza precipitare in eccessiva volatilità o debolezza.

Si diceva tempo addietro che una diminuzione del 10% del cambio dell’euro contro il dollaro avrebbe potuto portare un prodotto lordo aggiuntivo dello 0,5% nella zona euro: è sceso del 20%. Altre previsioni stimano una crescita del PNL italiano del 0,5% col petrolio stazionante a 50 dollari… bene, staremo a vedere. Il cambio attuale col dollaro è, comunque, favorevole e rappresenta il raggiungimento di un buon obiettivo immediato per l’industria dell’Eurozona e anche per l’Italia.

draghi-antohLe ulteriori promesse della BCE, che alludono ad un “quantitative easing” di fatto, ispirano ottimismo ai mercati finanziari. Il ruolo della BCE negli ultimi anni è stato importante, a dispetto della nota mancanza di strumenti. Ma il suo ruolo futuro è sempre argomento da valutare e scoprire.

I timori di deflazione e i rischi di instabilità finanziaria a causa delle crisi del debito in diversi paesi, e i rischi politici internazionali derivanti dai paesi che più soffrono la nuova congiuntura, devono quindi essere bilanciati da qualche fiducia di agganciare il treno delle esportazioni e dal risparmio energetico, grazie al binomio a noi favorevole: “maggiore competitività dei nostri prodotti rispetto a quelli dell’area dollaro + bolletta petrolifera ridotta”. Una bella occasione.

Certo, i paesi che hanno basato la loro economia sull’esportazione petrolio, avranno pesanti ricadute da questa situazione. In primis la Russia (Pnl previsto nel 2015 -3,5%), che affronta anche le misure restrittive internazionali per le note complesse e drammatiche vicende ancora irrisolte, in cui la UE è coinvolta. Debito pubblico (Grecia), Ukraina, medio oriente: grandi problemi.  

In sintesi, alla UE spettano prove di politica internazionale molto difficili, mentre le circostanze della congiuntura regalano una occasione di crescita economica, forse di breve periodo, che anche il governo italiano dovrebbe provare in qualche modo a favorire per rilanciare la nostra economia, il che significherebbe, subito dopo, aumento degli introiti anche per lo Stato.

Queste sono le opportunità e i rischi da gestire, mentre nel frattempo si dovrebbe continuare a lavorare con pazienza sul miglioramento dei problemi strutturali interni citati (debito pubblico e corruzione in primis) e anche per una riforma delle regole della UE, dell’Eurozona, per rivedere i meccanismi della BCE. Chiudendo con un riferimento ad antichi ideali: per rafforzare questa fragile “Giovine Europa”.

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