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Brasile: una follia emergente

Che fine hanno fatto i BRICs? Anni di documenti che ci spiegavano che queste 4 economie sarebbero state la nuova locomotiva dell’economia mondiale. Oggi sappiamo che non è così

di Redazione Soldionline 18 apr 2016 ore 09:18

Commento giornaliero di www.recce-d.com
 
Il Brasile è il tema con cui abbiamo aperto il nostro contributo di venerdì scoro: ed oggi scegliamo di approfondire ancora sul Brasile, perché il voto di ieri con cui il Parlamento ha approvato lo impeachment del Presidente era forse scontato, ma rappresenta comunque un “climax”, un vertice di tensione. Per noi investitori, ci sono forti implicazioni in ciò che stiamo vedendo in Brasile: che vanno al di là del Brasile e che vanno molto al di là dell’immediato.  Implicazioni che possiamo riassumere in una semplice domanda: che fine hanno fatto i BRICs? Anni ed anni di documenti che ci spiegavano che queste quattro economie (Brasile, Russia, India e Cina) sarebbero state “la nuova locomotiva del’economia mondiale”: oggi sappiamo che non è così. Certe campagne di vendita, guidate dalle grandi banche di investimento e poi messe in pratica dalle Reti di vendita italiane, dalle banche ai promotori, non reggono poi alla prova dei fatti. Ma torniamo ai fati più recenti: con il voto di ieri, la Camera bassa ha approvato l’impeachment della Presidente Rousseff, ed ora il Senato brasiliano sarà chiamato a votare, per un ultimo e decisivo giudizio. Rousseff ha deciso di tenere duro fino al’ultimo, ovvero di NON dimettersi, proclamandosi innocente rispetto alle accuse che le vengono mosse: manipolazione dei conti dello Stato, e da ultimo le intercettazioni con Lula. Proprio Lula (Presidente tra il 2003 ed il 2010) è tuttora il protagonista politico, e non Rousseff: tutto inizia infatti nel 2003, proprio con l’elezione di Lula e le speranze che l’accompagnano. Lula ha successo nella sua lotta alla povertà, ma solo per una ragione: fa esplodere la spesa pubblica in una fase in cui, in Occidente, si punta tutto sulla crescita del debito, fatto che viene sfruttato dal Brasile come da molti altri Paesi Emergenti. Una vecchia storia, insomma: che come in tutti gli episodi precedenti, si ferma quando arriva la (inevitabile) fase di rallentamento economico (primo grafico sotto), che fa emergere le inefficienze e la corruzione che accompagnano tutte le fasi in cui il debito esplode. In questo senso, Rousseff è solo una delle pedine di un gioco molto più complesso. Scriveva sabato Franco Venturini sul Corriere della Sera che “…  Dilma Rousseff non è innocente. Ma quanto innocenti sono i suoi giudici? Quanto credibile è una magistratura divisa e apertamente schierata nella battaglia politica? Quanto rispettabile è un Parlamento ad altissimo tasso di corruzione, e dove i presidenti di Camera e Senato, il cui ruolo è cruciale nelle votazioni, sono entrambi indagati? Quanto edificante è l’abbandono della nave da parte dei partiti centristi che con Dilma hanno governato a lungo, ma che in caso di impeachment potrebbero succederle nella persona del fresco ex Vice Presidente Michel Temer? La verità è che non c’è nessuno da salvare, nel dramma politico che sta vivendo il Brasile mentre si avvicina l’apertura, il 5 agosto, dei Giochi Olimpici. “.
Come abbiamo scritto in apertura, per noi investitori ci sono lezioni importanti per il futuro: il rally che ha messo a segno l’indice della Borsa brasiliana Ibovespa (+23% nel 2016) e quello della valuta (secondo grafico sotto)  vanno presi con le molle.
 

 
CONCLUSIONE  Come abbiamo già scritto venerdì scorso, gli Emergenti sono in una fase di stabilizzazione, che si caratterizza per la elevata volatilità. La situazione del Brasile in queste settimane è il perfetto esempio: ci sono opportunità, ma il livello di rischio è elevatissimo. La situazione è in divenire, e andrà seguita settimana per settimana. 

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GLI ALTRI TEMI che avranno oggi un visibile impatto sui mercati li trattiamo nel nostro The Morning Brief (disponibile dalle ore 7,00 per i Clienti e attraverso la nostra app). Ecco una sintesi per punti:

1.     Vertice di Doha.
Il nostro parere è che il dato forte è positivo: si continuerà a lavorare per un tetto alla produzione di greggio anche nei prossimi due mesi. La reazione immediata del mercato è una discesa del rpezzo del greggio a 38,50$ stamattina sul Nymex in Asia

2.     Vertice del FMI.  Dal Vertice di Washington è uscita una sola cosa davvero importante, per noi investitori: gli Stati Uniti si sono opposti, in modo pubblico, ad interventi del Giappone per frenare il rafforzamento dello yen. Questa mattina lo yen tratta di nuovo a 108 contro USD, e questo è un fattore di tensione più forte del prezzo del petrolio

3.     Dati della settimana. Attenzione soprattutto alle trimestrali della Borsa USA: al centro di questa settimana, il settore Tech, dopo il forte scossone su Apple di venerdì 15 scorso

4.     SEZIONE L'OPERATIVITA' 
questa settimana la sezione dedicata all’operatività si concentra sui cambi: il vertice Fmi ha confermato che la tensione sui cambi è destinata a salire, anche nel breve. Vediamo quindi come cogliere le opportunità sul nostro portafoglio

5.     SEZIONE L'ANALISI  questa settimana i nostri Clienti analizzeranno, insieme a noi, i dati più recenti dalla Cina: una realtà in rapida evoluzione, anche nelle ultime settimane

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