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BCE: il QE arriverà a gennaio?

Le parole pronunciate ieri da Mario Draghi a margine dell’ultimo incontro dell’anno della BCE hanno causato un vero e proprio terremoto sui mercati del Vecchio Continente. Ed ora?

di Mauro Introzzi 5 dic 2014 ore 14:18

Le parole pronunciate ieri da Mario Draghi a margine dell’ultimo incontro dell’anno della BCE hanno causato un vero e proprio terremoto sui mercati del Vecchio Continente. Il Governatore non ha annunciato l’avvio di un programma di Quantitative Easing e questo ha deluso gli addetti ai lavori. Tuttavia Draghi ha comunque lasciato intendere che l’alleggerimento quantitativo arriverà nel prossimi mesi.

Secondo Paolo Guida, vice presidente dell’AIAF (Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari) la delusione ai mercati è arrivata dal fatto che la BCE abbia preso ancora tempo:

draghi_4In occasione dell’ultimo incontro dell’anno la BCE ha nuovamente segnalato l’avvio di una politica monetaria quantitativa “allargata”, con il probabile coinvolgimento dei titoli di Stato negli acquisti. Nelle ultime settimane, tuttavia, il mercato aveva in parte “prezzato” un possibile annuncio già a dicembre, in modo da poter essere operativi all’inizio del 2015. In realtà i tempi si allungano. La BCE ha dichiarato che verrà fatta una valutazione della situazione economico-finanziaria all’inizio del prossimo anno e l’effettivo annuncio, si evince dal commento di Draghi, potrebbe arrivare addirittura a inizio marzo. Ben si comprende come i mercati siano di fatto delusi poiché percepiscono l’urgenza di implementare misure aggiuntive in un contesto economico che resta molto preoccupante, come confermano i dati congiunturali recenti. Né gli effetti positivi sulla crescita derivanti dal calo del prezzo del petrolio appaiono in grado di mutare drasticamente un quadro che resterà probabilmente di sostanziale stagnazione o di crescita frazionale. Tanto più che la discesa della quotazione del greggio, come precisato dallo stesso Draghi, riduce l’inflazione (-0,4% nel 2015 e -0,1% nel 2016 secondo la BCE) anche attraverso effetti indiretti e di secondo ordine su prezzi non energetici, sui salari e sulle aspettative d’inflazione, rendendo molto più probabile uno scenario deflazionistico.

Secondo Patrice Gautry, Capo Economista di Union Bancaire Privée (UBP), invece, la BCE lancerà il QE a gennaio

La Banca centrale europea si è quasi scusata per l’assenza di crescita e per l’inflazione debole. L’Istituto di Francoforte ha rivisto le stime per la crescita nel 2014-2015 a 0,8-1% e per l’inflazione a solo lo 0,5-0,6%. Secondo l’Eurotower, i rischi su queste previsioni sono al ribasso, data la considerevole incertezza circa il prezzo del petrolio.

Alla luce di ciò e delle stime molto basse, ci sono pochi dubbi sul fatto che la politica monetaria – che sarà affrontata nel dettaglio a inizio 2015 – sarà rivista e modificata come segue:
1)    Maggior spesa da parte della BCE
2)    Maggior focus sugli acquisti di obbligazioni pubbliche e private, piuttosto che sulle LTRO e sugli acquisti di ABS e CoCos.

In breve, un piano di allentamento quantitativo (QE) di più ampia scala dovrebbe partire il 22 gennaio, ossia al prossimo meeting della Banca centrale europea.

Non così convinto che sia a gennaio, invece, è Vincenzo Longo, Market Strategist di IG:
Nessun QE, per ora. Così Mario Draghi nella prima conferenza stampa dalla nuova sede della Bce a Francoforte. Il numero uno della Banca centrale europea preferisce attendere maggiori dettagli dell’impatto su inflazione e crescita derivante dal recente tonfo dei prezzi del petrolio. Sebbene il calo del greggio, da un lato, alimenta ulteriore spinte ribassiste sui prezzi al consumo (effetto diretto), dall’altro, spronare la ripresa della domanda aggregata (effetto indiretto). Qualora l’impatto sia negativo sia sull’inflazione che sulla crescita, la Bce sarà pronta a rivedere la propria politica monetaria. Delle nuove valutazioni verranno fatte a inizio 2015, ma “questo non vuol dire necessariamente a gennaio”. Draghi ha anche rimarcato come la Bce stia già studiando delle misure aggiuntive, che includono l’acquisto di una serie di asset, inclusi i titoli di Stato (che ricadono sotto la piena facoltà della Bce). Lo staff della Bce ha tagliato le stime sul Pil della zona euro, portandole a +0,8% per quest'anno (da +0,9% di settembre), a +1% per il 2015 (da +1,6%) e a +1,5% nel 2016 (da +1,9%). L’Istituto ha anche ridotto le stime sul tasso d’inflazione allo 0,5% nel 2014 (da 0,6%), allo 0,7% nel 2015 (da 1,1%) e all'1,3% nel 2016 (da 1,4%).
Sui mercati la reazione è stata brutta. Gli indici azionari hanno invertito la rotta appena Draghi ha terminato la prima parte del discorso ed è passato a giustificare le decisioni prese (o non prese) nella riunione di oggi. I cali maggiori hanno interessato gli indici della periferia, che si erano mossi bene nelle ultime settimane. Crediamo che queste vendite possano essere temporanee e durare solo qualche settimana.
Difatti Draghi è stato abbastanza convincente per un’azione nei prossimi meeting.
Il movimento dei mercati di oggi ci induce a pensare che gli operatori in fondo credevano in un annuncio di uno QE già oggi. La mancata azione sta portando a delle prese di profitto, ma il quadro rimane nel complesso positivo. In fondo abbiamo l’impressione che Draghi abbia imbracciato il bazooka e stia aggiustando il mirino prima di aprire il fuoco.

Bart Van Craeynest, Capo Economista di Petercam, ha invece messo in evidenza che:

La BCE sta lavorando al progetto di un programma di allentamento quantitativo (QE) in modo da essere in grado di attuarlo rapidamente, se necessario. Nel quadro di tale piano, l’Eurotower potrebbe considerare tutte le classi di attivi, tranne quelli esteri e l’oro (i primi potrebbero essere considerati oggetto di un intervento nel mercato valutario internazionale, cosa che la BCE non vuole fare). Draghi ha confermato che non avrebbe bisogno dell’unanimità per procedere con il QE, indicando anche che la stabilità dei prezzi (evitare dunque la deflazione) è più importante delle considerazioni circa l’azzardo morale.
L’Istituto di Francoforte non ha ancora agito perché sta aspettando di valutare l’impatto del calo del prezzo del greggio e delle misure già decise.
Il peggioramento delle prospettive di crescita e inflazione è un chiaro segnale del fatto che è in arrivo un ulteriore stimolo da parte della BCE. Potrebbe apparire poco saggio attendere, ma ci sono ancora probabilità molto elevate che l’Eurotower intervenga nei prossimi mesi.

Non sorpreso delle mosse (o delle nono mosse) della BCE Azad Zangana, Senior European Economist di Schroders:

Il meeting di ieri della Banca centrale europea non ha sorpreso. Il linguaggio dell’Eurotower è rimasto “da colomba” e ha aperto la porta a ulteriori misure di stimolo, ma ha lasciato intravedere un po’ di dissenso – di stampo tedesco – all’interno del Comitato Esecutivo. A nostro avviso, la BCE darà l’avvio al programma di allentamento quantitativo sui titoli di Stato (Sovereign Quantitative Easing) nel 2015, per tre ragioni.
Innanzitutto l’euro, ponderato su base commerciale, si è in verità apprezzato a partire da ottobre, in larga parte a causa del maggior deprezzamento delle valute diverse dal dollaro statunitense. La seconda ragione va ritrovata nella mancanza di prestiti bancari a famiglie e imprese. Sebbene il credito dovrebbe migliorare, dubitiamo che ciò avverrà abbastanza velocemente da soddisfare la BCE. Infine, la crescita e l’inflazione molto probabilmente non miglioreranno nel breve termine.
In effetti, il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, ha già detto che le stime della BCE sono state prodotte prima che si realizzasse il crollo del prezzo del petrolio, suggerendo che i rischi sulle previsioni relative all’inflazione dell’area euro sono indirizzati al ribasso. Probabilmente il piano di allentamento quantitativo sui titoli di Stato arriverà, ma bisogna ricordare che l’Eurotower da gennaio rappresenterà ben 19 Paesi membri e per questo è molto simile a una petroliera: incredibilmente lenta nel cambiare direzione. Dopo tutto, ci son voluti 13 anni affinché la BCE traslocasse nei nuovi uffici!

 

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