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BCE e FED, tutto rimandato alla fine del 2017?

Secondo Charles McKenzie, Chief Investment Officer Obbligazionario di Fidelity International, al momento non sono previsti cambi di rotta sulle politiche monetarie delle due banche centrali

di Redazione Soldionline 19 lug 2017 ore 10:31

Nei prossimi giorni le banche centrali saranno protagoniste sui mercati finanziari internazionali. Domani si riunirà il direttivo della BCE per valutare le linee guida della propria politica monetaria, mentre la prossima settimana è in programma la riunione della FED. Secondo Charles McKenzie, Chief Investment Officer Obbligazionario di Fidelity International, al momento non sono previsti cambi di rotta, anche se ritiene che "entrambe le banche centrali saranno probabilmente attive su questo fronte nell’ultimo quadrimestre dell’anno". In particolare, secondo l'esperto, la riduzione della degli acquisti della BCE partirà da gennaio, come evidenziato nell'analisi seguente.

 

Come si evolveranno le politiche monetarie

bce-sedeNelle riunioni della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve di luglio non ci aspettiamo alcun cambiamento di rotta per quanto concerne le politiche monetarie. Entrambe le banche centrali però saranno probabilmente attive su questo fronte nell’ultimo quadrimestre dell’anno. Nel corso delle ultime settimane, infatti, le principali banche centrali hanno più volte segnalato una riduzione o conclusione delle misure di allentamento monetario. Il mercato ha reagito con forza e in modo repentino.

 

I rendimenti sui titoli di Stato globali hanno registrato un'impennata trainati dai bund tedeschi, protagonisti di un raddoppio del rendimento sulla scadenza a 10 anni. Un fenomeno accompagnato da preoccupanti episodi ribassisti dei mercati azionari e dall’ampliamento degli spread creditizi. Quando sulle prime pagine dei giornali campeggia la notizia di un forte aumento dei rendimenti sovrani, tornano alla ribalta le solite domande. Siamo di fronte a una svolta dei mercati obbligazionari verso una fase in cui i tassi ridotti non saranno più la norma? È giunto il momento in cui possiamo affermare che la lunga marcia rialzista delle obbligazioni è finita? Nonostante le accese dichiarazioni degli esperti finanziari in tutto il mondo, ho la netta sensazione che non sia affatto così. Il punto non è infatti scoprire di quanto saliranno i rendimenti sui titoli di Stato, bensì capire fino a che punto le banche centrali siano disposte a tollerare che il rialzo dei rendimenti sovrani e dei tassi d'interesse favorisca un ribasso dell’azionario.

 

In Europa, la crescente fiducia della BCE nell'andamento espansionistico dell'economia porterà probabilmente all'annuncio di un tapering modesto nella riunione di settembre. La riduzione degli acquisti partirà da gennaio. Ci aspettiamo che la BCE sceglierà la strada della cautela, riducendo molto gradualmente gli acquisti, e combinando il tapering con una proroga del QE fino al 2018 per attutire gli effetti complessivi sui mercati dei tassi, un aspetto d'importanza non secondaria. Nel caso dei bund, e più in generale delle obbligazioni europee, la maggiore chiarezza riguardo ai piani della BCE sul tapering dovrebbe eliminare una fonte chiave d'incertezza, frenando i rendimenti nel breve termine.

 

Guardando oltreoceano, ci aspettiamo che la Fed annunci formalmente l'inizio del processo di normalizzazione del bilancio nella riunione di settembre, anche se l'impatto di questa notizia sui titoli di Stato USA dovrebbe essere limitato. È probabile che gli investitori approfitteranno di eventuali rialzi dei rendimenti per acquistare, soprattutto in considerazione del quadro inflazionistico ancora debole. Qualora ci fosse un’ondata di incertezza e di volatilità, con vendite su mercati del credito o azionario, oppure se i rendimenti registrassero un'impennata, a nostro avviso la Fed interverrebbe senza indugio per placare i mercati e allentare le condizioni finanziarie. Nel Regno Unito, infine, pareri sempre meno compatti espressi all'interno del Comitato per la Politica Monetaria (CPM) lasciano intendere che un rialzo dei tassi nel corso di quest'anno sia diventato più probabile, nonostante le incertezze legate alla Brexit. L’economia britannica si trova a dover affrontare il doppio impatto di un’inflazione elevata e un calo dei consumi. In quest’ottica, lo spazio di manovra per la Banca d’Inghilterra è molto limitato e riteniamo agirà all’insegna della cautela viste le incertezze politiche ancora all’orizzonte.

 

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